Camera di Commercio: il presidente Gelsomino replica alla Confartigianato

“Meravigliano e sconcertano le dichiarazioni del vicepresidente vincenzo Simeone rassegnate in un comunicato che vorrebbe preannunciare il disimpegno

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“Meravigliano e sconcertano le dichiarazioni del vicepresidente vincenzo Simeone rassegnate in un comunicato che vorrebbe preannunciare il disimpegno di Confartigianato in seno alla compagine che condivide il mio impegno camerale. Voglio pensare che la parola abbia tradito il pensiero anche perché conosco Simeone e non posso credere che quelle espressioni siano il frutto meditato di una posizione incomprensibile ed insostenibile, se non per il tramite di vecchie liturgie che fatico a immaginare possano trovare spazio”.

Con questa dichiarazione il presidente della Camera di Commercio di Foggia, Damiano Gelsomino, adesso anche alla guida di Unioncamere Puglia, replica a Confartigianato in relazione alle accuse di auto referenzialitá riportate in un documento. “L’azione della Camera di Commercio non ha mai eluso lo spirito collegiale, come dimostra in maniera solare il sostegno di tutti i partner mai venuto meno e che operano, con grande passione nelle dinamiche politiche messe in campo con spirito di servizio verso la nostra Comunità”, precisa Gelsomino.

“Considero, peraltro, molto gravi le valutazioni espresse in ordine ad una presunta carenza di autorevolezza ed alla mancanza di una visione politica, non tanto sul piano personale quanto sulla funzione esercitata e condotta da tutti i protagonisti di una gestione che, voglio dirlo in maniera molto chiara, si terrà lontana dalle somministrazioni velenose di chi coltiva poco e male lo spirito di coesione e di condivisione”.“Su questo punto – conclude Gelsomino – sono indotto a ritenere che quando le tecnostrutture interne sono investite di ruoli politici, il rischio di una impasse diventa elevato e anche la politica associativa ne paga il conto. A Simeone, cui sento di confermare stima sincera, posso solo dire che è possibile chiarire tutto, purché restino inalterati i criteri fondamentali dei ruoli e delle funzioni che sorreggono il nostro impegno. Assumere una posizione non acritica è certamente un buon segno purché non sia di nocumento alla serietà ed alla responsabilità che ognuno di noi deve reggere anche nei conflitti più aspri”

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