L’ospedale delle speranze perdute: altro scippo al San Camillo di Manfredonia?

NON FA neanche più notizia tanto è diventata una routine, triste e frustrante, ma continua che si perpetua da tempo ormai indefinito. Ci riferiamo all

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NON FA neanche più notizia tanto è diventata una routine, triste e frustrante, ma continua che si perpetua da tempo ormai indefinito. Ci riferiamo alla sottrazione ormai strutturale di personale sanitario e dunque di servizi sanitari, al nosocomio san Camillo De Lellis di Manfredonia. Una depredazione persistente che non impressiona neanche più nessuno, meno forse qualche politico in vena di autoreferenzialità che riporta la notizia forse più per dovere statistico che per una effettiva denuncia di un metodo oramai consolidato che condanna il nosocomio garganico a quella lenta ma sicura dismissione giusta la previsione circolante da tempo.

L’ULTIMA soppressione della lunga serie, è dunque quella relativa alla alle attività chirurgiche ginecologiche nell’ospedale di Manfredonia. Un intervento “doveroso” in quanto conseguenziale alla carenza del previsto personale addetto, medici specialisti e anestesisti. E come mai manca quel personale del comparto? Perché vivaddio sono serviti in altra struttura sanitaria della Asl evidentemente più considerata di quella manfredoniana. È il meccanismo ormai ben collaudato per essere stato applicato ad altri servizi sanitari: ti tolgo il personale, il servizio non funziona (ovviamente) è dunque si è costretti “ob torto collo” a chiudere il reparto. Di esempi di questo genere a Manfredonia ve ne sono a bizzeffe a cominciare da quello della soppressione della natalità perché “nascevano pochi bambini”: una rilevazione fatta dopo che il reparto era stato chiuso per buona parte dell’anno e quindi le future mamme costrette ad andare altrove. Un vuoto che i manfredoniani non riescono a mandare giù. Ma non è il solo.

L’OSPEDALE di Manfredonia utilizzato come una sorta di magazzino dove prelevare le giacenze per utilizzarle in altri ospedali con buona pace della utenza che non trovando riscontri in questo nosocomio, si rivolge ad altre strutture ospedaliere. Il cerchio magico si chiude così. Per questo ennesimo giro di valzer di camici bianchi, si racconta un siparietto tra il grottesco e lo sconfortante. Pare che la direzione generale Asl di Foggia ignorasse quel movimento di personale innanzi indicato e dunque la sospensione delle attività del dipartimento di maternità e infanzia del presidio ospedaliero San Camillo di Manfredonia. Non è stato spiegato come realmente stessero le cose, ma lo stratagemma è stato inteso, a ben ragione, come la ennesima, eloquente conferma del perseguimento del disegno di declassamento del San Camillo a semplice pronto soccorso con grande mortificazione della professionalità dei medici superstiti che cercano di salvare il salvabile.

A QUESTO punto nasce spontanea la domanda: e la classe politica-dirigente locale che ha fatto, che fa? La risposta sta nella situazione in cui è progressivamente finito quel che un tempo è stato il prestigioso presidio ospedaliero di Manfredonia. Una delle tante realtà del cospicuo patrimonio culturale e strategico della città, lasciato ad un progressivo impoverimento. Un colpevole disinteresse di una classe politica che vanta tre parlamentari e due consiglieri regionali. Al massimo si sono limitati a segnalare che l’ospedale di Manfredonia è il riferimento di un vasto territorio; a denunciare le detrazioni che di volta in volta si sono operate e tutt’al più a fare domande quando dovrebbero dare risposte. Una presenza inutile. La conclusione è quella desolante che quegli stessi rappresentanti del popolo di Manfredonia espongono.

ALLA prossima notifica di altro scippo sanitario.

Michele Apollonio

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