21 novembre ore 7. Incontro Gianni Rotice davanti al seggio di Siponto. Mi reco a piedi a Manfredonia e mi fermo per vedere fino a che ora si vota. “I
21 novembre ore 7. Incontro Gianni Rotice davanti al seggio di Siponto. Mi reco a piedi a Manfredonia e mi fermo per vedere fino a che ora si vota. “Ingegnere, auguri!”.
Resta un po’ sorpreso, si avvicina e mi stringe la mano. Non c’eravamo mai incontrati. “Sarà una vittoria sul filo di lana. Avrei preferito un dibattito pubblico a due per il ballottaggio. Al di là di qualche fatto isolato… una campagna elettorale sostanzialmente corretta”. “Io ce l’ho messa tutta, ho fatto una campagna elettorale chiara, sui temi. Non mi pare di avere mai offeso qualcuno…”. “Sì, in effetti gliene ho dato atto”. Qualche altra osservazione, poi mentre mi allontano: “Si vota fino alle undici di sera!”
21 novembre ore 23,10. Al voto il 43,3%. Come per il primo turno le percentuali sono superiori al turno delle amministrative di Ottobre. Si può e si deve lamentare la scarsa affluenza… ma non in modo così enfatico. E’ un fenomeno importante che il 56,7% non partecipi, ritenendo che la politica non incida più sulla vita delle persone. Segno di perdita di fiducia nelle istituzioni, e non riguarda solo la politica. Ma le percentuali non si esaminano mai in riferimento al 100%. Faccio l’esempio del referendum Energas. Una campagna elettorale a senso unico, votò il 52% (il 96% contro e il 4% a favore)… Nessuno sottolinea che non ha votato il 48%. Ora si esprime il 43% in un solo giorno e con la pandemia, in una città dove migliaia stanno fuori, la popolazione anziana è cresciuta enormemente, ed anche quella non autosufficiente. Una buona fetta abita nelle periferie lontane. Il voto è divenuto “leggero”. Non so se questo sia totalmente negativo.
21 novembre 23,50. Il “mal” gesto e il bel gesto. Un po’ guascona la passeggiata serale sotto il balcone degli sconfitti dei transfughi Tonino Prencipe e Libero Palumbo… mentre le grida di soddisfazione risuonano a cento passi. Poi il bel gesto di Gaetano Prencipe, che si congratula con l’avversario. Commovente, bello… normale. Un compito arduo far credere che la coalizione che aveva portato allo scioglimento e al dissesto, pur rinnovata, potesse avere un nuovo inizio. Ora si tratta di ricostruire il dibattito pubblico e la cultura riformatrice, guardando all’interno e all’esterno, in un periodo che sarà di grandi mutamenti (Europa, Glasgow, Pnrr…). Mitezza la parola usata per Prencipe. Mi sembra po’ stretta. C’è mitezza ed anche lungimiranza e capacità di mediazione.
22 novembre ore 10. Vogliamoci bene. Sbocciano nuove parole: Unità di intenti, dialogo, collaborazione. Auspicio di “un’azione amministrativa fatta di concertazione, ascolto, sinergie, tra opposti schieramenti…” Una frase ripetuta con le stesse parole. E poi, rimboccarsi le maniche, riportare in porto una barca alla deriva. Opposizione diviene parola da mitigare con aggettivi positivi.
Opposizione. “Leale”, “costruttiva”, dialogante… lo sostiene anche chi ritiene che “la maggioranza siede sui banchi dell’opposizione (!)” Ed ancora: non è tempo di divisioni, mettere alle spalle una “controversa” campagna elettorale. L’opposizione è opposizione. Si potranno condividere progetti e approvarli all’unanimità e si potrà votare contro, dissentire, ma senza accordi sotto banco e senza odiarsi. Non dimentichiamoci che la politica è agonistica, è passione… Combattere l’odio e il rancore. Forse è questo, più del non voto, l’aspetto preoccupante, oggi.
Cura delle parole. Un dirigente del Comune mi disse: “C’è un problema grave, grave, grave”. “Bene, ora vai fuori, lascia qualche aggettivo per strada e poi torna…” C’è un eccesso di superlativi nel bene e nel male. Manfredonia la splendida, l’unica, meravigliosa, amata… cui segue vituperata, maltrattata, violentata, distrutta nella sua dignità… cui segue la rinascita, la resurrezione…
Guardare le novità. Nuovo consiglio comunale. Quasi tutti giovani. Molte donne. Qualcuna parla di “Valore aggiunto”. A chi? A che cosa?
L’alternanza. Rotice, partito quattro mesi fa, in anticipo, poi appoggiato da Giandiego Gatta. Entrambi non hanno mai demonizzato il “ventennio” precedente. Gatta in una intervista di qualche mese fa: Il Centro sinistra ha fatto cose significative, le ha sapute comunicare… Noi, purtroppo, non siamo stati in grado di offrire alternative. Da qualche anno è diventato un freno, ed è giunto il tempo del cambiamento… Oggi entrambi parlano di riannodare i fili interrotti, potenziare le eccellenze… curare la qualità della vita dei cittadini, far tornare la politica perbene.
Paolo Cascavilla
COMMENTI