“Abbiamo un territorio malato. Tutta la Capitanata è a serio rischio idrogeologico, non possiamo più aspettare. Non abbiamo più tempo per pensare e so
“Abbiamo un territorio malato. Tutta la Capitanata è a serio rischio idrogeologico, non possiamo più aspettare. Non abbiamo più tempo per pensare e soldi da stanziare; anche la dichiarazione di stato di emergenza è uno spostare l’ostacolo seppur nella sua legittimità. Ora abbiamo il dovere di intervenire e rimediare perché anche innescando questi circuiti virtuosi i risultati arriveranno fra anni perché purtroppo ancora per un po’ continueremo a subire gli effetti dell’aggressione degli anni passati”. Le grandi piogge sono sempre in agguato, e le allerte meteo spaventano. Il grido d’allarme arriva dalla presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia, Giovanna Amedei, originaria di Rodi Garganico e profonda conoscitrice del territorio foggiano. “Fino a qualche anno addietro si riteneva che il problema del dissesto idrogeologico fosse solo dell’area dei Monti Dauni, dal 2014 con l’alluvione del Gargano è nata la consapevolezza che tutta la provincia di Foggia (oltre il 90% del territorio) è interessata da un profondo dissesto idraulico ed idrogeologico che si manifesta con effetti disastrosi ad ogni nuova pioggia di forte entità.
Si è soliti incolpare i cambiamenti climatici come causa scatenante ma oggi non si può più dare colpe. Oggi è importante e doveroso iniziare a parlare di protezione idraulica, iniziando a perseguire alcune strategie da attuare nel breve, medio e lungo termine.
A breve termine – aggiunge Amedei – serve una manutenzione idraulica di tutte le vie di deflusso naturale, la pulizia e la manutenzione dei canali e dei torrenti. Pulizia e manutenzione che non deve significare cementificazione come è successo in alcuni casi ma liberazione delle vie di naturale deflusso. Interventi impropri, infatti, uniti a disboscamenti ed incendi diffusi (come quelli verificatesi questa estate anche a Vico) hanno effetto contrario poiché pongono le basi per l’aumento incontrollato dei deflussi, con conseguenti erosioni accelerate, perdita di suolo e intasamento delle vie d’acqua, e quindi, alluvionamento.
Poi vi è l’aspetto che riguarda le opere “umane” esistenti, sia autorizzate che abusive che in molte casi sono state realizzate senza una pianificazione ben precisa, senza adeguati studi alla base (basti pensare che moltissimi comuni rilasciano Permessi di Costruire senza relazione geologica) rendendo le opere stesse un ostacolo al normale deflusso delle acque. E quindi è ancora più importante una pianificazione territoriale futura.Ma tutte queste operazioni che sono alla base dello stato di salute del territorio non devono essere tutelate da questo o quel Ente perché all’indomani di un’alluvione c’è sempre qualcuno da incolpare. Non è così, basta con la politica dello scaricabarile. Oggi è prioritaria la sinergia Regione – Province – Comuni,e Professionisti nelle fasi di analisi delle pericolosità geologiche e del loro divenire.
Oggi – continua la presidente dei geologi pugliesi – se qualche politico o pubblico amministratore pensa che le alluvioni si combattono solo tramite finanziamenti pubblici sufficienti, ebbene si sbaglia di grosso. Perché le alluvioni si combattono anche con il finanziamento di idonee opere pubbliche ma prima di tutto con una gestione tecnicamente e geologicamente valida del territorio; occorre dotare gli uffici e le strutture di professionisti competenti per il controllo e l’intervento sul territorio fra i quali propri i geologi. In questo modo si potrà notare un’inversione di tendenza da parte della Pubblica Amministrazione e di alcuni Enti (ad esempio il Parco Nazionale del Gargano è privo di geologi, la provincia ne ha solo uno che non si occupa di geologia…)”.
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