Depressione e ansia accompagnano spesso chi soffre di malattie croniche intestinali, come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn, tant'è che la comuni
Depressione e ansia accompagnano spesso chi soffre di malattie croniche intestinali, come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn, tant’è che la comunità scientifica è d’accordo da anni nel ritenere che ci sia un legame tra intestino e cervello il cui funzionamento però è stato fino ad oggi indefinito.
Su Science, un team di ricercatrici dell’Humanitas di Milano coordinato dalla professoressa Maria Rescigno, capo del Laboratorio di immunologia delle mucose e microbiota e docente di Patologia Generale di Humanitas University, ha pubblicato i risultati dello studio che apre nuovi scenari nella conoscenza del funzionamento di una delle barriere fra il circolo sanguigno e cervello, il plesso coroideo. Proprio nel plesso coroideo, spiega Rescigno, è stato “documentato il meccanismo che blocca l’ingresso nel cervello di segnali infiammatori originati nell’intestino e migrati verso altri organi grazie al flusso sanguigno. A tale fenomeno è associato un isolamento del cervello dal resto dell’organismo che è responsabile di alterazioni comportamentali, tra cui l’insorgenza di stati di ansia. Questo significa che tali condizioni del sistema nervoso centrale sono parte della malattia e non solo manifestazioni secondarie”.
Il plesso coroideo è una struttura cerebrale che normalmente consente l’ingresso di sostanze nutritive e cellule immunitarie nel cervello, e filtra il liquido cerebrospinale. La sua attività di membrana vascolare, in grado di aprirsi e chiudersi, come un ‘cancello’, a seconda dello scenario circostante era ignota.
“Lo studio dimostra che tale ‘cancello’ si chiude di fronte al pericolo di una forte infiammazione intestinale per impedire il propagarsi dell’infiammazione al cervello – dice la microbiologa Sara Carloni – con conseguente sviluppo di ansia e depressione.
“La scoperta che una barriera vascolare del plesso coroideo si riorganizzi e si chiuda per bloccare l’ingresso di sostanze tossiche prodotte in seguito a una patologia intestinale è di grande interesse”, sottolinea Simona Lodato, capo del Laboratorio di Neurosviluppo di Humanitas.
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