Elezioni comunali, domani si vota in 6 grandi città: da Roma a Torino, ci sono 9 incandidabili

Si avvicina la tornata elettorale delle elezioni comunali per 1.157 Comuni italiani che domani 3 ottobre e domenica 4 dovranno eleggere il nuovo sinda

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Si avvicina la tornata elettorale delle elezioni comunali per 1.157 Comuni italiani che domani 3 ottobre e domenica 4 dovranno eleggere il nuovo sindaco e rinnovare il Consiglio comunale. Una campagna elettorale partita in primavera in vista del voto slittato in autunno a causa del permanere dello stato di emergenza sanitaria e che, dall’esito nelle grandi città, rivelerà quali saranno i nuovi rapporti di forza tra i partiti sullo scenario nazionale. Sono sei, infatti, i capoluoghi di Regione al voto tra cui anche la capitale. I risultati di Roma sono i più attesi, ma anche quelli di Milano, Torino, Bologna, Trieste e Napoli saranno decisivi, non solo per decretare chi può vantare la leadership nella coalizione di centrodestra, che corre unita ovunque, ma anche per rafforzare o meno la sinergia tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle che non in tutte le città sono riusciti a raggiungere un’intesa per le amministrative. Per analizzarne il rapporto, sarà cruciale l’eventuale turno di ballottaggio.

Nove ‘impresentabili’ alle prossime elezioni Comunali e uno solo alle regionali in Calabria, che è Mimmo Lucano, condannato nel processo sui presunti illeciti nella gestione dei migranti. La Commissione parlamentare Antimafia annuncia la black list dei candidati, almeno secondo il Codice di autoregolamentazione dei partiti e la legge Severino.Tra i nove candidati che non passano l’esame dopo le verifiche della Direzione Nazionale Antimafia, quattro concorrono per le Comunali a Roma: tra questi, Marcello De Vito, presidente dell’assemblea capitolina (ex M5s ora in Forza Italia), risulta un decreto di giudizio immediato per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla costruzione dello stadio della Roma.
Dall’associazione mafiosa alla concussione o il riciclaggio, sono diversi i reati per cui gli imputati per i quali il Codice di autoregolamentazione dei partiti chiede, senza imporlo, l’esclusione dalle candidature di coloro che sono stati rinviati a giudizio e dunque non solo i condannati, come invece prevede la Legge Severino. Secondo quest’ultima i candidati segnalati, qualora eletti, vedrebbero sospesa la carica di rappresentante.
Alle regionali in Calabria l’unico ‘bocciato’ è Mimmo Lucano, condannato nel processo sui presunti illeciti nella gestione dei migranti, è candidato all’assemblea regionale della Calabria a sostegno dell’uscente sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
All’ex sindaco di Riace i giudici del tribunale di Locri hanno inflitto pene per i reati di associazione a delinquere responsabile di abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
“Mi piacerebbe che la stessa attenzione e la stessa inflessibilità mostrata con Lucano venisse manifestata da altri Tribunali e Procure nei confronti di altri soggetti, che magari sono stati oggetto di esposti senza che però vi sia stato alcun provvedimento da parte delle Procure”, ha poi commentato sulla condanna lo stesso presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra.
In riferimento alle Comunali, invece, oltre a De Vito gli altri ‘impresentabili’ indicati dall’Antimafia a Roma sono Maria Capozza (Forza Italia) Viorica Mariuta e Antonio Ruggiero (entrambi del Movimento Idea Sociale). Nella black list ci sono anche candidati nelle città di Cosenza (Gianluca Guarnaccia, a suo carico due rinvii a giudizio, uno per associazione di stampo mafioso), Siderno (Domenico Barbieri, condanna non definitiva a sei mesi per detenzione di stupefacenti), Napoli (Carlo De Gregorio, nei suoi confronti emessa condanna per importazione, detenzione e commercio di sostanze stupefacenti), Bologna (Riccardo Monticelli, inflitta con pronuncia irrevocabile pena per delitto di detenzione ai fini di spaccio). Una posizione a parte è quella di Franco Metta, candidato sindaco a Cerignola, il tribunale lo avrebbe dichiarato incandidabile perché già sindaco di un Comune sciolto per mafia.

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