E’ ORMAI ENTRATA nelle ricorrenze celebrative di Manfredonia la data del 26 settembre. Da 45 anni si ricorda con manifestazioni organizzate quel fatid
E’ ORMAI ENTRATA nelle ricorrenze celebrative di Manfredonia la data del 26 settembre. Da 45 anni si ricorda con manifestazioni organizzate quel fatidico 26 settembre 1976 allorquando un boato segno la storia del territorio che fa capo alla città di Manfredi.
Un evento che ha definito una linea di demarcazione tra un passato industriale ricusato platealmente a furor di popolo, e un futuro mai avviato, rimasto in attesa sospeso nel limbo delle buone intenzioni mai realizzate. Una lunga situazione di stallo per l’insipienza e l’incapacità nonché la inefficace onestà politica-intellettuale delle classi dirigenti di riferimento, di mettere a frutto le opportunità di recupero offertesi e dunque movimentare le potenzialità strutturali locali. Sono invece proliferate contraddizioni, incoerenze, menzogne, lassismo che hanno causato la perdita di straordinarie opportunità di ripresa (una per tutte il ricco Contratto d’area) e spinto la città verso una umiliante situazione di irrecuperabile sbandamento culminata con lo scioglimento d’imperio del governo cittadino per infiltrazioni mafiose.
QUARANTACINQUE anni non sono bastati a prendere coscienza di una realtà economica e sociale oltre che politica, profondamente cambiata specie se la si confronta con quelle oltre i confini comunali. Si è rimasti abbarbicarti alla problematica Anic senza rendersi conto che ormai non è più tale, è ben altra cosa. Non è più Anic, né Enichem e neanche Syndial, è Eni Rewind. Sono rimaste invece sempre le stesse le truppe d’assalto anti Enichem con le medesime argomentazioni ormai spuntate.
DOPO 45 anni si è in sur place senza alcun passo avanti; a ripetere il medesimo rituale protestatario fine a sé stesso. Tanto fumo negli occhi con iniziative autoreferenziali spesso anche pacchiane (la torre di cartapesta in Piazza del Popolo) che non hanno prodotto nulla tant’è che oggi si ripetono le stesse lamentele espresse in 45 anni senza che abbiano sortito alcun risultato utile.
QUEST’ANNO all’ora fatale dello scoppio (9,40 di domenica 26) le chiese di Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Mattinata suoneranno le campane a distesa. Una iniziativa dell’arcivescovo padre Franco Moscone che nell’ambito delle sue continue e argomentate sollecitazioni alla città e alla popolazione a “ri-alzarsi”, assume il significato di una potente sveglia, un invito ad uscire dal torpore e darsi da fare per assicurare alla città quella “trasfigurazione”, o per dirla alla Draghi, “transizione”, con atti chiari e decisi. Il caso ha anche predisposto lo strumento giusto, vale a dire le prossime elezioni amministrative.
Michele Apollonio
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