Regione, travolti dalle polemiche i consiglieri pugliesi abrogano la liquidazione che si erano concessi: “Ma altri fanno di peggio”

Il trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali è stato cancellato. A deciderlo lo stesso consiglio regionale che all'unanimità ha approvat

Piero Pelù alla Festa Patronale di Monte Sant’Angelo
Certificazione verde Covid-19: quando e dove è obbligatoria
Il vaccino AstraZeneca è praticamente inutile contro la variante sudafricana

Il trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali è stato cancellato. A deciderlo lo stesso consiglio regionale che all’unanimità ha approvato l’abrogazione dell’indennità. Era stato approvato, sempre all’unanimità, in una seduta del 27 luglio scorso, senza alcuna discussione in aula e senza copertura finanziaria e prevedeva l’erogazione di 7,1mila euro all’anno a ogni consigliere (anche per gli ex dal 2013) per ogni anno passato in consiglio. La spesa – quasi 5 milioni di euro – sarebbe stata tutta in carico alle casse pubbliche.Il metodo scelto per reintrodurre l’indennità che era stata abolita dallo stesso consiglio nel 2012 aveva però scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica, oltre che di sindacati e Confindustria. Da qui i passi indietro convulsi della classe politica regionale che solo dopo le richieste di abrogazione arrivate dal segretario del Pd Enrico Letta e dal capo politico dei 5 Stelle Giuseppe Conte, sono diventate concrete.L’intervento congiunto del presidente Michele Emiliano che ha dettato la linea alla maggioranza, imponendo di fatto l’abrogazione, ha fatto il resto. Il tema si sarebbe dovuto discutere nella seduta di martedì prossimo, di modo tale da consentire anche a Emiliano (assente dall’aula nella seduta di oggi) di partecipare al voto.

A sconvolgere i piani ci ha pensato Fratelli d’Italia che ha presentato durante la seduta di oggi un emendamento abrogativo del tfm. Per evitare altre sorprese e soprattutto non intestare a Fdi l’abrogazione dell’indennità, la maggioranza ha presentato un sub-emendamento che prevedeva la cancellazione del tfm anche per quegli ex consiglieri (una ventina finora) che nei giorni scorsi erano già accorsi negli uffici del consiglio per capire come riscuotere l’indennità.

Prima della votazione in aula però c’è stato un lungo dibattito. Proprio quel dibattito che è mancato nella prima votazione nella seduta del 27 luglio scorso. Antonella Laricchia, la pentastellata fin da subito contraria al tfm (su posizioni opposte gli altri quattro consiglieri 5 Stelle che fanno parte della maggioranza) ha parlato di necessità di un limite all’incoerenza e alla vergogna: “Voglio ringraziare i giornalisti perché ho scoperto questa cosa dai giornali. Ha funzionato l’opinione pubblica. Non so come vi sia venuto in mente approvare alla chetichella il 27 luglio questa indennità per una categoria come quella dei consiglieri che non ha sofferto il Covid dal punto di vista economico. Ora finiamola con questa pantomima su chi ha presentato prima l’emendamento di abrogazione. Questo è un danno che resterà”.

Intervento che ha suscitato repliche. Fra queste quella di Antonio Tutolo, consigliere civico che ha contrastato la reintroduzione del tfm, ma che ha attaccato in aula Laricchia: “Lei fa parte di una forza politica importante. Dica a Conte che se questa indennità è una porcheria in Puglia, lo è anche nel resto d’Italia dove comunque resta in vigore”. Poi ha citato anche gli ex consiglieri regionali che pur avendo percepito negli anni scorsi il vecchio tfr (che prevedeva fino a 120mila euro a legislatura e non 35mila come la proposta attuale) hanno polemizzato contro la decisione dei loro attuali colleghi di reinserire l’indennità: “Mi riferisco a Rocco Palese – dice Tutolo, a proposito dell’ex consigliere e parlamentare di centrodestra – che è stato qui un bel po’ di tempo e mi pare sia stato liquidato con quasi mezzo milione di euro”.

Un tema questo affrontato anche dal consigliere regionale del Pd Fabiano Amati durante il suo discorso: “Io ho letto il testo di quell’emendamento e l’ho votato perché l’ho condiviso. Penso che tutti abbiano fatto lo stesso. Poi c’è stato un movimento di opinione, una campagna di stampa, altrettanto legittima, che ha indotto i consiglieri a tornare indietro. Io sono indifferente se non ci sarà più la norma perché non ho affinità con il denaro. Ma affinché non si getti tutto via, voglio dire che le indennità sono un sistema di libertà e autonomia della politica, ai sensi della Costituzione”.

Altri interventi si sono susseguiti. Poi la votazione, rapida, con il responso chiaro: 41 presenti e 41 favorevoli ad abrogare il tfr. L’indennità che i consiglieri avrebbero voluto aggiungere al loro stipendio non è sopravvissuta all’indignazione dell’opinione pubblica, alle prese da un difficile periodo economico post Covid.

COMMENTI

WORDPRESS: 0