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Manfredonia piange padre Arcangelo Maira, il missionario scalabrino che ha dedicato la sua vita ai rifugiati e migranti: “Ha vissuto da Santo”

E’morto Padre Arcangelo Maira, il missionario scalabriniano di frontiera, di origini siciliane, che fino a qualche anno fa è stato un punto di riferim

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E’morto Padre Arcangelo Maira, il missionario scalabriniano di frontiera, di origini siciliane, che fino a qualche anno fa è stato un punto di riferimento del processo di integrazione e inclusion dei braccianti agricoli della provincia di Foggia. In un’intervista rilasciata a Domenico La Marca, coordinatore del centro interculturale Baobab di Foggia, aveva sottolineato di aver sempre guardato gli ultimi, “quelli che facevano più fatica ad andare avanti in un Paese che non era il loro”.

A darne notizia I Fratelli della Stazione su Facebook attraverso il ricordo di Claudio: “In 39 anni di vita ho conosciuto un solo uomo che ha vissuto da santo. Un santo moderno, che indossava scarpe da ginnastica e si vestiva coi cenci donati alla Caritas. Un santo che ti abbracciava quando ti vedeva, che litigava con i vescovi per difendere i suoi poveri e i suoi amici e che ti portava alle riunioni nei centri sociali. Un santo che ha donato interamente la sua vita per i migranti e i rifugiati, in Svizzera, in Germania, in Mozambico, e in Italia.

Abbiamo scoperto assieme, col suo furgone colorato, l’esistenza dei ghetti in cui vivono i migranti sfruttati. L’ho visto montare rubinetti, insegnare italiano, fare il mediatore, dire messa in una baracca dove dormivano le prostitute.

L’ho visto spiegare ai lavoratori come denunciare, l’ho visto montare un generatore in una fabbrica abbandonata per attaccarvi un fotocopiatore, per raccogliere i dati di chi voleva fare vertenza. L’ho visto indignarsi contro le ingiustizie, l’ho visto parlare ai convegni con giudici e politici di come si combatte lo schiavismo, per poi abbracciarli fraternamente.

L’ho visto ridere di cuore, pregare da solo, l’ho visto accogliere gente diversa senza mai giudicare, l’ho visto circondarsi di atei senza mai imporre la sua sconfinata fede. L’ho visto triste per un trasferimento immotivato e poi recentemente l’ho visto imprigionato in un corpo che non rispondeva più alla forza della sua anima.

“Buon viaggio a te padre Arcangelo, compagno di strada, amico della nostra comunità, fratello degli ultimi” il messaggio di cordoglio della comunità Emmaus.Così Emiliano Moccia: “Padre Arcangelo è un santo. Uno di quei sacerdoti che anziché aspettare il povero, il viandante, il migrante cencioso sull’uscio della chiesa, preferiva andare incontro alla sua storia. Ha portato sostegno nei ghetti, negli insediamenti più polverosi, nei casolari diroccati, per strada. E’ un santo. E se le vesti dei molti volontari dei Fratelli della Stazione e di Avvocato di Strada – Foggia sono ancora ricoperti di polvere, è perché hanno seguito il suo cammino, le sue tracce. La sua opera vive ancora in alcuni di questi luoghi, grazie a persone che proseguono il suo lavoro interrotto troppo presto. Il ricordo di Claudio aiuta a conoscerlo n po’ meglio, soprattutto per chi non ha avuto modo di conoscerlo e speriamo possa tuonare contro chi non ha avuto mai il coraggio di ascoltarlo. Sia nella Chiesa sia nelle Istituzioni”