SETTEMBRE tradizionalmente era il mese che segnava la ripresa delle attività economiche dopo le meritate ferie estive. Da diversi anni ormai non è più
SETTEMBRE tradizionalmente era il mese che segnava la ripresa delle attività economiche dopo le meritate ferie estive. Da diversi anni ormai non è più così. Quello standard instaurato dal boom economico post bellico si è andato diluendo fino a perdere il suo valore originario. La pandemia ci ha messo il resto. Da qualche tempo più che di ripresa delle attività economiche, si discute sull’impronta da dare all’economia alla luce dei cambiamenti tecnologici e sociali. Il Governo italiano, sulla spinta di quello europeo, ha predisposto una serie di supporti economici per rilanciare l’economia. Sono previsti investimenti su tutto il territorio nazionale. Si è attivata una corsa generale a “prenotare” capitali da investire sui propri territori. I più bravi otterranno di più e meglio. E Manfredonia?
E’ FIN TROPPO evidente come il territorio di Manfredonia attraversi il suo peggior periodo storico sotto tutti i punti di vista contrassegnato da una consistente emigrazione dei suoi abitanti. Una situazione drammatica conseguenza di anni di malgoverno ben camuffato, nei quali la città ha pure avuto interessanti opportunità di ripresa come ad esempio il contratto d’area che ha portato qui, su questo territorio, ben oltre una sessantina di aziende insediate in due aree industriali, nelle quali avevano trovato lavoro oltre 1.600 persone. Una manna dal cielo che è andata dispersa per le gravi responsabilità ancora ribollenti, dei governanti locali susseguitisi alla guida della città. Tutto quel ben di Dio è andato perduto. Sorte non meno infausta hanno avuto infrastrutture fondamentali per incentivare lo sviluppo del territorio, come ad esempio il sistema portuale di grande interesse.
«LA REALTA’ di Manfredonia, oggi, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti: nessuna attrattività per imprenditori ed investitori, considerata la mancanza delle necessità primarie per la zona industriale (manca ancora l’acqua), presenza di inquinamento, mancanza di un piano della logistica e dei trasporti, assoluta incapacità gestionale dei settori tecnici atti alla valutazione di eventuali proposte progettuali, assenza di azioni sinergiche e concertazione tra Enti ed Istituzioni» rassegna l’associazione culturale e politica “Manfredonia Nuova” aprendo una riflessione sullo sviluppo in prospettiva incentivi governativi.
RICORDANDO come l’evoluzione industriale faccia registrare la “Quarta rivoluzione” e si va verso la “Quinta”, MN evidenzia la necessità «di avere persone capaci di intraprendere questo nuovo percorso che vedrà considerevoli sostegni economici a livello nazionale ed europeo». Una carenza determinante che non ha consentito di attingere in qualche modo ai 3,2 miliardi di euro che in Italia vengono distribuiti ogni anno, in contributi ed agevolazioni ad aziende, buona parte dei quali a fondo perduto. La domanda che si pone è: Quanti ne sono arrivati a Manfredonia in tutti questi anni? Quante opportunità non sono state sfruttate?
«CREDIAMO sia giunto il tempo – auspica MN – di risvegliare le coscienze dal torpore del passato, guardando allo sviluppo della città anche attraverso la pianificazione strategica del comparto industriale, che deve offrire grandissima innovazione e performance, ma soprattutto integrarsi con l’ambiente, nel rispetto della popolazione».
SE MANFREDONIA vorrà adeguarsi alle nuove direttive espresse anche dal Governo Draghi, deve provvedere ad un radicale cambio di passo nel considerare il mondo che avanza, ad una trasfigurazione generale come indica l’arcivescovo Moscone, nel modo culturale di intendere l’avvenire di Manfredonia. I proclami e le disquisizioni in atto in questa fase ancora lontana da quella decisiva elettorale che dovrà mettere a fuoco intendimenti e attori per la Manfredonia dopo disastro, non pare diano indicazioni utili per un progetto resiliente di Manfredonia.
Michele Apollonio
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