A San Marco in Lamis lunedì 19 luglio sono caduti dal cielo 270 mm di pioggia, esattamente la metà di quella venuta giù - ma in sei giorni - dal 1 al
A San Marco in Lamis lunedì 19 luglio sono caduti dal cielo 270 mm di pioggia, esattamente la metà di quella venuta giù – ma in sei giorni – dal 1 al 6 settembre del 2014. Un quantitativo maggiore del dato del 3 settembre di quell’anno, quando in piena notte una cinquantina di famiglie furono costrette a lasciare le rispettive abitazioni perché si temeva che le case potessero subire danni o addirittura crollare. “Abbiamo rivissuto con la stessa angoscia quei momenti, eravamo pronti a scappare”.
L’altra notte, svegliati da una violenta scarica di fulmini e tuoni, dal nubifragio di pioggia e grandine, dalle forti raffiche di vento, l’intera comunità di San Marco in Lamis è tornata indietro di qualche anno; e ha temuto il peggio. E’ stata forte la percezione che la situazione stesse precipitando e che dall’altra parte delle tapparelle rigorosamente abbassate, la tempesta avesse già provocato danni agli edifici e alle cose.
Ed è cosi, che nonostante l’ora tarda e proibitiva, i telefoni cellulari hanno cominciato a squillare, le chat a ribollire di “Come stai” e “Com’è la situazione da voi”. Il maltempo a tirar fuori il peggio di sé, ad accanirsi sulla città raccolta in preghiera o sotto le coperte, davanti a una camomilla, a un caffè o a un bicchiere d’acqua.
Questo, mentre fuori la furia del vento stava spazzando via tutto, la grandine batteva forte sulle imposte, le scariche elettriche e i tuoni con il passare dei minuti spingevano sempre più i sammarchesi a barricarsi in casa, a vincere la tentazione, forte, di registrare e vedere con i propri occhi la furia del maltempo, che però in alcuni casi prevaleva sulla paura. “Sembra la fine del mondo” scriverà qualcuno sui social.
Devastanti le immagini del mattino, di tombini e strade divelti, massi staccati dalla pareti rocciose, pietre e detriti ovunque. Abitazioni, attività commerciali, box, garage e scantinati allagati. Auto in panne, strade chiuse, vie attraversate dall’acqua, disagi in periferia e al centro.
Nel frattempo Borgo Celano perdeva contatto con l’altra parte della città. Venivano a mancare, nell’ordine, l’energia elettrica e la connessione ad internet. In un’atmosfera surreale i cittadini provavano a riprendersi le proprie vite. Cominciava la conta dei danni. E a piovere, con la stessa irruenza, segnalazioni al comando dei vigili del fuoco, della polizia locale, dei carabinieri e del Comune.
Operatori del 115, volontari della protezione civile, tecnici dell’acquedotto e dell’Enel, avviavano una lunga serie di interventi e operazioni di soccorso proseguivano fino a tarda sera.
Ancora una volta la città protetta dai due Conventi, sebbene ferita e tramortita dal maltempo, si rialzava e tirava un forte sospiro di sollievo. Il peggio per fortuna era passato. “Abbiamo avuto molta paura, non ci abitueremo mai nonostante la nostra città sia stata già colpita da eventi simili. Nel 2009 abbiamo perso un nostro concittadino, l’alluvione del 2014 è stata terrificante, nel 2017 si è sfiorata la tragedia per via di una tromba d’aria” così un cittadino.
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