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sequestrati dai carabinieri 80 capi di bestiame tra caprini, ovini e bovini, ritenuti ‘mezzo’ e ‘strumento’ di una forma, antica e sempre nuova, di prevaricazione, invasione di terreni e danneggiamenti. Condotte sfociate presto in minacce, violenza e perfino un investimento a carico della vittima, che però non si è arresa e ha denunciato tutto ai carabinieri.
Accade nel cuore del Parco nazionale del Gargano, agro del Comune di Monte Sant’Angelo, dove – dopo accurate indagini dei carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia- i capi di bestiame sono stati allontanati dalle aziende agricole e dal proprio conduttore.
Nella giornata di oggi, dopo anni di minacce e soprusi, un cittadino del Comune di Monte Sant’Angelo vede giungere finalmente all’epilogo una decennale triste vicenda basata su questioni legate all’invasione di terreni, danneggiamenti e contendimento degli stessi appezzamenti siti nel cuore del parco del Gargano.
L’imprenditore alla fine, con enormi sforzi e sacrifici, è riuscito a contenere la volontà di imporre il controllo criminale del territorio nei terreni di sua proprietà da parte di esponenti vicini a clan insistenti su questo territorio.
La vicenda affonda le sue radici negli anni scorsi quando, per la prima volta, un imprenditore fu costretto a presentare denuncia alle autorità in quanto si vide impedire il passaggio su alcuni suoi terreni a causa di recinzioni installate al fine di permettere il pascolo, allo stato brado, di animali riconducibili ad alcune aziende agricole della zona e condotte dal confinante, allevatore della zona ritenuto, dagli investigatori, essere molto vicino ad un elemento di spicco di una fazione criminale attiva nei territori di Manfredonia e Monte Sant’Angelo.
Da questo momento inizia un vero e proprio dramma per il denunciante, una vera e propria persecuzione da parte del suo aguzzino che lo conduce, via via, a mutare le sue abitudini di vita, vivere in un continuo stato d’ansia e di paura e a subire continui danneggiamenti e sconfinamenti.
Ma l’escalation è destinata a proseguire con condotte estorsive e sempre più minacciose tipiche di chi vuole imporre, proprio come si faceva una volta, il controllo criminale del territorio per impossessarsi, per sempre e gratuitamente, di quei terreni in cui le vacche, appartenenti a parenti di capo clan di gruppo criminale insistenti in questo territorio, vengono lasciate pascolare allo stato brado senza problemi di confini, di invasioni e di danneggiamenti ma imponendo la propria supremazia.
È proprio da qui infatti che trae le sue origini la ‘faida’ del Gargano (oggi considerata una vera e propria ‘mafia’), una guerra scoppiata per questioni di abigeato e poi trasformatasi in lotta per il controllo del territorio e dei traffici illeciti. La più nota è quella tra i Li Bergolis e gli Alfieri-Primosa di Monte Sant’Angelo. Una guerra iniziata oltre 30 anni fa e scandita da oltre 30 omicidi, altrettanti tentativi di omicidio e decine di casi di lupara bianca. Un tempo alleati dei Li Bergolis e del capo famiglia Francesco, detto ‘Ciccillo’ vi erano anche i Romito. Poi l’alleanza subì una rottura e anche queste due famiglie entrarono in guerra uccidendosi tra loro. Una scia di sangue che sembra non aver fine.
I continui sconfinamenti, inaspriti dai dissapori maturati tra le parti nel tempo, si concretizzavano in reali condotte estorsive, minacciose e persecutorie poste in essere dall’indagato nei confronti della propria vittima tali da convincerlo, per paura e timore per la propria incolumità, ad abbandonare per sempre i suoi possedimenti, quei terreni ricchi di ricordi e valore.
Terreni immersi nel cuore del Parco Nazionale del Gargano conosciuto, nell’immaginario di milioni di italiani, come una tra le più caratteristiche zone del nostro Paese, parte della Puglia tra le più ricche di habitat differenti e biodiversità tale da raccogliere in esso tessere di ambienti differenti costituenti un unico e raro puzzle.
Ma la storia ha un lieto fine anche perché l’imprenditore non è stato lasciato solo. Infatti alla luce delle numerose richieste di intervento e sulla scorta delle innumerevoli denunce presentate ai carabinieri di Monte Sant’Angelo nei confronti del vicino, i militari della Compagnia Carabinieri di Manfredonia, coadiuvati dalla Procura dauna e dal personale dei Carabinieri Forestali, avviano un’attività d’indagine volta a monitorare tali sconfinamenti.
Attraverso delicati e numerosi servizi di osservazione i carabinieri, ben occultati nella fitta vegetazione, sono riusciti a documentare innumerevoli episodi di invasione dei terreni confinanti da parte dei bovini riconducibili, attraverso accertamenti sulle marche auricolari applicate alle orecchie del bovino, a due aziende agricole insistenti in questi Comuni, riconducibili a familiari di esponenti di capo clan insistenti in questo territorio, e condotti dall’indagato.
E’ proprio in questo momento che gli inquirenti, grazie all’ulteriore elemento celato dietro quegli animali, riuscivano ad intuire il loro aspetto oscuro e malefico. Apparentemente prive di padroni, le vacche altro non sono che la rappresentazione di prepotenza ed affermazione di potere territoriale dei soliti noti. E proprio come il loro padrone, le mandrie saccheggiano raccolti, invadono orti, buttano giù muri a secco, danneggiano recinzioni, rendono impraticabili ed inaccessibili sentieri naturalistici e vanno ovunque indisturbatamente.
Indagini topografiche e rilievi batimetrici nel porto di Mattinata. A partire dal 24 giugno, e fino al termine delle attività, è vietata la navigazione e la sosta entro 50 metri dall’area oggetto di intervento, che verrà eseguito con tecnologia multi-beam dalla ‘Ditta Prisma S.r.l.’ di Sant’Agnello (Na), aggiudicataria dell’appalto.
Le attività in mare sono disciplinate da una specifica ordinanza emessa dalla Capitaneria di porto di Manfredonia: “Considerata la necessità di disciplinare l’attività nella zona di mare interessata dalle operazioni, allo scopo di salvaguardare la sicurezza della navigazione in genere e di garantire il regolare svolgimento dei lavori”, quindi, “è fatto divieto alle unità in genere di navigare o sostare entro un raggio di 50 metri dalle imbarcazioni” impegnate nei rilievi.
“Tutte le unità in navigazione nei pressi dei mezzi impegnati nell’attività dovranno mantenersi ad una distanza di sicurezza degli stessi – almeno 50 metri – prestando massima attenzione alle eventuali segnalazioni ottico acustiche che il personale preposto ai lavori dovesse loro rivolgere e adottando ogni misura aggiuntiva, ritenuta idonea, che garantisca la tutela degli interessi pubblici privati correlati, oltre che a procedere con la massima consentita cautela (velocità non superiore a 3 Kts) in modo che nell’area interessata dai rilievi non venga introdotto alcun moto ondoso ovvero qualsiasi altra interferenza che si riveli dannosa per la buona riuscita della predetta attività”.
Le attività, si legge nella nota, “saranno effettuate con le imbarcazioni M/b Spike, battello pneumatico ‘Giulio’, un drone marino Asv (Autonomous Surface Vehile) radiocomandato da imbarcazione di appoggio, un Rov filoguidato dalla superficie e un drone aereo Panthom DJI4”. I lavori, saranno eseguiti nel bacino portuale del porto di Mattinata, nell’area meglio individuata nella planimetria in foto.
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