Agricoltura, la crisi ha colpito olio e vino

L’emergenza sanitaria non ha risparmiato l’agricoltura in termini di impatto su fatturato e lavoro. Il calo di produzione (-3,2%) e di valore aggiunto

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L’emergenza sanitaria non ha risparmiato l’agricoltura in termini di impatto su fatturato e lavoro. Il calo di produzione (-3,2%) e di valore aggiunto (-6%) ha segnato l’andamento dell’economia agricola nel 2020 in tutto il Paese, con pesanti contraccolpi anche sull’occupazione (-2,3%).

Il report dell’Istat fornisce i dati in dettaglio. In Puglia la produzione ha toccato i 4 miliardi 770 milioni di euro con un calo annuo del 5,3%, mentre in Basilicata sfiora il miliardo (979 milioni) con una riduzione più contenuta (-2,6). È andato peggio per il valore aggiunto che in Puglia ha toccato quota 2 miliardi 683 milioni con -7,1%  e in Basilicata 610 milioni con -5%. Solo il dato che gli esperti di statistica chiamano deflatore – rapporto tra un aggregato espresso in termini nominali e lo stesso espresso in termini reali, vale a dire si indica quanta parte della crescita dell’aggregato, espresso in termini nominali, sia da attribuire a variazioni di prezzo – ha salvato in qualche modo i nostri agricoltori: il dato pugliese è più 0,7% e quello lucano schizza a più 9,5%.

Il calo della produzione non è comunque omogeneo in tutti i comparti. Il 2020 è stato un anno molto sfavorevole per la produzione di olio d’oliva. Seguendo il normale andamento ciclico, dopo l’espansione del 2019 (aumento della produzione del 27,6% in volume e del 29,6% in valore), nel 2020 si sono ridimensionati i volumi (-14,5%) e i valori produttivi (-22,4%).

La flessione è stata particolarmente marcata nelle regioni del Sud, dalle quali dipende gran parte della produzione nazionale. In particolare, il volume produttivo ha subìto un drastico ridimensionamento in Puglia (-31,7%), Campania (-22,6%) e Calabria (-21,6%), solo in parte compensato dal pur sensibile aumento in alcune regioni del Centro (Toscana +28,6%, Umbria +14,7%, Marche +3,6%) e del Nord (Emilia-Romagna +20%, Veneto +19%, Liguria +3,8%).

L’annata è stata negativa anche per il vino, che ha registrato un calo del 2% della quantità prodotta. Tra le regioni a maggior vocazione vitivinicola, a soffrire di più in termini di volumi produttivi sono state quasi tutte quelle del Sud (Sicilia -14% e Calabria -9,1%) e del Centro (Toscana -7,9%, Umbria -7,2% e Lazio -6,3%), ma anche alcune regioni del Nord (Liguria -11,7% e Friuli Venezia-Giulia -8,8%).

La quota di prodotto rimasta invenduta per mancata commercializzazione verso il settore della ristorazione o per difficoltà nelle esportazioni ha determinato una generalizzata diminuzione dei prezzi, con riduzioni più marcate in Puglia, Campania e Sicilia e meno incisive, invece, in Piemonte e Veneto.

Nel complesso il valore della produzione di vino è diminuito del 3,4%. In calo legumi, piante industriali, florovivaismo e carni animali. Dopo il boom degli ultimi 5 anni (con una crescita complessiva di quasi il 50%), le coltivazioni leguminose hanno subìto un calo della produzione in volume del 5% e del 3,3% in valore. Il ridimensionamento ha toccato soprattutto alcune varietà: piselli secchi, ceci e lenticchie.

Una performance negativa si registra anche per le piante industriali (-2,2% il volume), connessa in special modo al calo della produzione di tabacco (-5,2%), canapa (-4,1%) e soia (-3,6%). Perdite consistenti si sono rilevate anche nel settore del florovivaismo (-8,4% in volume). In particolare, il comparto floricolo ha avuto un notevole ridimensionamento in volume (-9%) e un calo più attenuato in valore (-3%) grazie a un robusto rialzo dei prezzi (+6,5%).

Analogo andamento è stato riscontrato per il settore dei vivai (-7,9% in volume, -1,9 in valore e +6,5% per i prezzi).olio di oliva

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