LA DICHIARAZIONE a sorpresa, ma non tanto, dell’imprenditore Gianni Rotice di volersi candidare a sindaco di Manfredonia, ha aperto i giochi, o gli in
LA DICHIARAZIONE a sorpresa, ma non tanto, dell’imprenditore Gianni Rotice di volersi candidare a sindaco di Manfredonia, ha aperto i giochi, o gli intrighi, che preludono alle prossime elezioni amministrative che dovranno segnare una frontiera di demarcazione tra un passato che non fa certo onore ai manfredoniani, e un futuro tutto da costruire che dovrà riportare il territorio alle sue autentiche vocazioni civili, culturali, politiche, economiche, sociali.
AL DI LA’ di giudizi e valutazioni specifici che troveranno spazio in questa lunga rincorsa elettorale il cui traguardo è fissato (salvo cambiamenti) fra circa sei mesi, Rotice fa riferimento ad una non meglio definita coalizione “progressista e riformista” cui ha dato il suo benestare il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che pare abbia un debole forse più che per Manfredonia, per alcune frange di essa, come ha dimostrato recentemente e come ribadito da Rotice.
UN FRONTE di sinistra dunque. Che comprende anche il PD di Manfredonia? L’interrogativo è d’obbligo date le note aspre contrapposizioni tra gli ex “padroni” del PD sipontino ormai su sponde opposte guerreggiate. Un Partito democratico a Manfredonia fortemente disgregato con perdita di credibilità sperperata dalle deleterie vicende che hanno determinato la disfatta della passata amministrazione comunale a conduzione dem. Il rinnovato, almeno nominalmente, direttivo di qual partito non pare in grado di sostenere il confronto politico in corso in città. Quel simbolo nel quale anche il residuo ramoscello d’ulivo si è inaridito, è ormai rifiutato anche da quelle nascenti coalizioni che sarebbero disposti ad accogliere quelle frange di sinistra, ma senza, è la condizione sine qua non, quel “marchio” e la presenza dei vecchi marpioni.
IL TRAMONTO di un partito passato attraverso varie anime che ne hanno affievolito il vigore ideale originario e la forza politica, tant’è che va facendosi strada a livello nazionale, l’idea di archiviare quella sigla e quel che rappresenta, per dare vita ad un nuovo partito di marca socialdemocratica.
MA NON SOLO il PD in crisi: anche gli altri partiti strutturati tali, non pare godano di salda salute, sempre più minati da ombre e incertezze d’identità, sorpassati dai “movimenti” che, in vista dell’appuntamento elettorale, vanno spuntando come funghi. Un esercizio democratico per tanti aspetti positivo, ma che se utilizzato furbescamente, si presenta nocivo e fuorviante. Si preparano all’arrembaggio dei cittadini, degli elettori, che dovranno far fatica a districarsi tra giochi leali e intrighi scellerati.
Michele Apollonio
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