Mafia del Gargano, ecco il primo pentito

Il suo pentimento vale doppio. Innanzitutto perché è il primo collaboratore di giustizia della mafia garganica. In secondo luogo perché a fine aprile

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Il suo pentimento vale doppio. Innanzitutto perché è il primo collaboratore di giustizia della mafia garganica. In secondo luogo perché a fine aprile è stato arrestato (ancora una volta) nell’ambito del procedimento in cui sono finiti in carcere l’ex gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, e l’avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello. Danilo Pietro Della Malva, 35 anni, di Vieste, ha da poco deciso di pentirsi. E la mafia garganica trema, dal momento che l’uomo è ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari il promotore di una associazione finalizzata al traffico di droga, alla guida di un pericoloso gruppo criminale attivo in provincia di Foggia, soprattutto nel Gargano. Chissà quanto ha da raccontare.
La circostanza è emersa ieri nel corso del processo che si sta celebrando con rito abbreviato davanti al gup del Tribunale di Bari, Rossana De Cristofaro, denominato «Neve di marzo». Quello in cui Della Malva è imputato per traffico di droga. Collegato con l’aula bunker di Bitonto dal carcere in cui è detenuto, Della Malva ha spiazzato tutti con dichiarazioni spontanee in cui sostanzialmente ha chiesto scusa per i reati che ha commesso in passato, annunciando di volere cambiare vita.
L’uomo venne scovato dai carabinieri alle Canarie nell’ottobre 2019 e un mese dopo venne estradato, nell’ambito dell’inchiesta antidroga sfociata in 15 ordinanze disposte dall’ormai ex gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, su richiesta del pm antimafia Ettore Cardinali ed eseguite dai carabinieri del nucleo investigativo di Foggia. All’epoca del blitz il presunto trafficante di droga si trovava in Spagna ed era stato arrestato dalla Polizia iberica in esecuzione di un mandato d’arresto europeo.
«L’organizzazione criminale mafiosa disarticolata da carabinieri e Dda, di cui Della Malva è considerato uno degli affiliati di maggiore rilievo» spiegarono gli investigatori all’epoca «era attiva nel traffico di cocaina, hashish e marijuana». Ecco perché il suo pentimento, il primo all’interno della mafia garganica così granitica sino ad oggi, viene ritenuto dagli investigatori di fondamentale importanza.
E chissà che Della Malva non possa riferire quanto è a sua conoscenza anche nell’altro procedimento nell’ambito del quale è stato arrestato, questa volta, con l’accusa di concorso in corruzione in atti giudiziari, insieme proprio con il giudice che lo aveva arrestato nell’ambito del processo «Neve di marzo» celebrato ieri. Stando alle indagini dei Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Bari, coordinati dalla Procura di Lecce, mesi dopo l’arresto, nel marzo 2020, Della Malva avrebbe, per il tramite dell’avvocato Chiariello, pagato a De Benedictis una mazzetta da 30mila euro in cambio della sostituzione della misura cautelare del carcere (nel penitenziario di Rebibbia) con quella meno grave dei domiciliari con braccialetto elettronico a Vasto, in provincia di Chieti. Il tutto, «previa istanza concertata ad arte» con l’avvocato Chiariello, contesta l’accusa.
Intanto, sempre a proposito dell’indagine sulle presunte mazzette in cambio di provvedimenti favorevoli coordinata dal procuratore salentino Leonardo Leone de Castris, venerdì (salvo rinuncia degli indagati) è stata fissata davanti al Tribunale del Riesame di Lecce la discussione dei ricorsi presentati dai difensori di De Benedictis (con gli avvocati Saverio Ingraffia e Gianfranco Schirone) e Chiariello (con gli avvocati Andrea Sambati e Raffaele Quarta).

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