Covid Italia, Draghi: “Riaprire, ma usando la testa”

Dall'inviata Ileana Sciarra - "Io voglio riaprire, come credo la maggior parte degli italiani, voglio che le persone tornino fuori a lavorare, a diver

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Dall’inviata Ileana Sciarra – “Io voglio riaprire, come credo la maggior parte degli italiani, voglio che le persone tornino fuori a lavorare, a divertirsi, a stare insieme, ma bisogna farlo in sicurezza, calcolando bene il rischio che si corre”. Così il premier Mario Draghi, in conferenza stampa a Palacio de Cristal a Porto, rispondendo a una domanda sul coprifuoco.

Bisogna dunque “calcolare bene il rischio. I dati sono abbastanza incoraggianti. Se l’andamento dovesse continuare in questa direzione, la cabina di regia procederà con altre riaperture. E’ importante essere graduali, anche per capire quali riaperture avranno più effetto sui contagi e quali meno”.

“Con la ripartenza del turismo – rimarca ancora il premier – bisogna considerare anche che gli aeroporti sono luoghi cui bisogna guardare con molta attenzione, perché sono luoghi dove i contagi possono succedere, quindi bisogna rinforzare i controlli negli aeroporti. Questo non vuol dire chiudere: vuol dire riaprire ma essere prudenti, farlo con la testa”. “Noi ora stiamo esaminando i dati. I dati sono abbastanza incoraggianti – dice ancora Draghi – Per quanto riguarda le vaccinazioni il 90% di coloro che hanno più di 80 anni e più di 90 anni ha ricevuto almeno una dose, quasi il 70% di quelli che hanno più di 70 anni hanno ricevuto anch’essi una dose. C’era un momento, non tanto tempo fa, in cui quelli che avevano più di 70 anni erano praticamente una delle classi meno vaccinate che ci fossero in Italia. Questo è molto importante. Dal 26 aprile – il famoso 26 aprile, il giorno delle riaperture – al 7 maggio il numero di ricoveri ordinari in terapia intensiva è calato di oltre il 20%, il tasso di positività è sceso dal 5,8 al 3,2, anche le vittime, sono tante ancora ma sono in forte diminuzione. Questo è anche, ovviamente, merito delle misure già intraprese”.

“Quindi se l’andamento dovesse continuare in questa direzione, chiaramente la cabina di regia procederà ad altre riaperture – ragiona il premier -. È importante essere graduali anche per capire quali riaperture hanno più effetto sui contagi e quali meno. Noi aspettiamo per dirvi ancora l’importanza di fare queste cose con attenzione, prudenza e gradualità. Farle sì, ma essere prudenti”.

Vaccini e brevetti

“La posizione di Biden va ancora capita nella sua completezza”, ma nasce dalla consapevolezza che “milioni di persone non hanno accesso ai vaccini e stanno morendo. Le grandi case farmaceutiche hanno ricevuto sovvenzioni governative imponenti e ci si aspetta qualcosa in cambio. Peraltro l’applicazione circoscritta e temporanea” della liberalizzazione “non dovrebbe costituire un disincentivo. Però se si va un po’ più al di là, la situazione complessa. Liberalizzare i brevetti non garantisce la produzione di vaccini, è complessa e richiede tecnologia e specializzazione. Deve essere sicura”.

“Prima – chiarisce dunque il presidente del Consiglio – dovremmo fare cose più semplici, come rimuovere il blocco delle esportazioni. L’Ue esporta tanto quanto ha dato ai suoi cittadini: il 50% è andato a mercati che hanno il blocco alle esportazioni. Questa è la prima cosa, la seconda è accelerare la produzione, stiamo facendo tutto questo. Ma va fatto nei Paesi e versi i Paesi i cui abitanti stanno morendo. Ci sono vari programmi di aiuto finanziario ai vari Paesi. Il merito di questa proposta è aver aperto una porta, vedremo…. C’è chi protegge la sacralità del brevetto e chi è più aperto, di sicuro ci sarà una discussione”.

Pensare che quella sui brevetti di Joe Biden “sia una mossa tattica diplomatica degli Stati Uniti per battere la politica internazionale del vaccino di Russia e Cina.. Non lo credo perché i numeri di oggi fan vedere che questa è una cosa per il momento molto buffa. La Russia ha annunziato 750 milioni di dosi, finora ne ha consegnate sei. La Cina 600 milioni e ne ha consegnate 40. Non sono avversari tali da impensierire gli Usa”.

L’importanza della dichiarazione di Porto

La dichiarazione di Porto sui diritti sociali e del lavoro “non sembra essere di grande importanza a prima vista, ma non è così, è la fine di un lungo viaggio per la tutela dei diritti sociali, un processo che iniziò nel 2017, lanciato da Juncker. Ci sono voluti 4 anni per portare tutto il Consiglio Ue a condividere una prima forma di coordinamento dei mercati del lavoro e soprattutto dei diritti sociali. Credo che non sarebbe stato possibile se il Regno Unito fosse stato ancora membro dell’Ue, se non ci fosse stata la Brexit, perché si è sempre tenacemente opposto, ritenendo fosse un’area di competenza nazionale”.

Green Pass

“Abbiamo chiesto con molta enfasi che la Commissione e il Parlamento Ue procedano con la massima rapidità alla definizione del green certificate” per viaggiare in epoca Covid, ha detto il premier Draghi, “per avere un modello europeo su cui confrontarsi per la misure turistiche altrimenti ci sarà molta confusione”.

Sure e il mercato comune

La dichiarazione di Porto sulle politiche sociali, ha detto Draghi, “deve essere accompagnata da politiche di contorno parte delle quali sono state messe in atto nella pandemia, parte delle quali sono politiche fiscali e di bilancio. Io, ma anche altri, abbiamo fatto riferimento sia al programma Sure, che è un inizio di sussidio alla disoccupazione a livello europeo e un piccolo passo verso la creazione di un mercato comune di lavoro. Ma anche la necessità che certe politiche espansive di bilancio non vengano ritirate troppo presto finché’ la ripresa non sarà consolidata”.

“Sure è stato ripreso da molti, anche da Paesi da cui non me lo sarei aspettato. Non è una decisione presa – chiarisce – non era all’ordine del giorno. Queste decisioni, così come la discussione sulle politiche di bilancio, inizierà solo nel Consiglio europeo di giugno”.

“Il mercato del lavoro sta subendo mutamenti straordinari per la pandemia ma anche per la transizione energetica ed ecologica, quindi avere un complesso di standard minimi con obiettivi, date fissate e un monitoraggio attento -si spera- da parte della Commissione, è una garanzia importante”.

“Molte delle diseguaglianze di genere, di territorio – prosegue il presidente del Consiglio – con il mercato del lavoro duale e con la pandemia sono esplose, quindi uno strumento di questo tipo a livello europeo è un passo che al di là della dichiarazione, contenuta su alcuni punti. E’ importante perché c’è l’impegno per proseguire il lavoro con norme e altri provvedimenti”.

L’accordo con l’India

“Le dichiarazioni di Modi sono state molto attente, ha detto che delle relazioni di pace ai confini con la Cina e con gli altri Paesi sono essenziali per l’India. Quindi l’apertura che l’India ha fatto su questo accordo di libero scambio è importantissima, ma non credo che sia interpretabile come una mossa anti-cinese. C’è stata inoltre grande solidarietà nei confronti dell’India, l’atmosfera era molto solidale”.

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