“Dopo vent’anni di delusioni e amarezze, oramai il mio gruppo ha perso totalmente l’interesse a portare avanti il progetto”. Si era espresso così, poc
“Dopo vent’anni di delusioni e amarezze, oramai il mio gruppo ha perso totalmente l’interesse a portare avanti il progetto”. Si era espresso così, poco meno di un anno fa, il presidente Energas Diamante Menale in riferimento al mega impianto di Gpl che avrebbe dovuto nascere a Manfredonia.
Quelle parole a dir poco spiazzanti avevano profondamente colpito la città, cogliendo di sorpresa soprattutto taluni politici che per anni avevano avuto come unico cavallo di battaglia proprio la questione Energas.
Eppure, nelle ultime settimane, l’argomento è tornato alla ribalta. Cos’è cambiato? Ho voluto chiederlo direttamente al presidente Menale, che con molta tranquillità ha risposto: “Assolutamete nulla. Ho colto il dissenso di Manfredonia al progetto e ho rinunciato”.
Perché allora continuare con corsi e ricorsi? “Un conto è aver dimostrato sensibilità verso il territorio ed un altro sono i tavoli già avviati e che si concluderanno presso la Presidenza del Consiglio, dove sarà mia premura esprimermi ufficialmente in merito”.
Il patron Menale potrebbe però non rinunciare del tutto ad un investimento su Manfredonia. Dopotutto, vi è ancora un’area di 180.000 mq in località Santo Spiriticchio (zona industriale) che avrebbe dovuto ospitare il deposito. In altre realtà la Energas Q8, in virtù della transizione ecologica, ha puntato al fotovoltaico per la produzione di energia solare da immettere in rete. Addirittura, in alcune località sono stati dismessi vecchi depositi GPL per fare posto a fonti di energia alternativa. Per quanto riguarda Manfredonia, un campo fotovoltaico in un’area industriale potrebbe andare ad alimentare proprio quella stessa area, ma in maniera pulita ed anche più economica.
Un’idea di cui discuto con il presidente Energas, il quale non scarta né conferma poiché, dichiara: “Sono diverse al momento le ipotesi al vaglio, sempre in linea con il rispetto del territorio”.
Ancora una volta, dunque, Menale ribadisce di aver preso atto della volontà scaturita dal referendum consultivo del 13 novembre 2016, quando Manfredonia espresse la propria contrarietà alla costruzione dell’impianto.
Dispiace evidenziare che in un territorio affamato di crescita, lavoro ed opportunità, la politica si sia cristallizzata su una questione ormai chiusa. Sarebbe stato magari più interessante e proficuo provare a capire quale investimento alternativo portare sul territorio, ma probabilmente è difficile trovare argomenti validi, quando è molto più semplice limitarsi a mere comunicazioni di propaganda che nulla aggiungono e nulla tolgono ad una città in affanno.
di Maria Teresa Valente
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