Presunti favori in Capitaneria, assoluzione di massa per i coinvolti nell’operazione “Nettuno”

Si è sciolta come neve al sole l’inchiesta “Nettuno” che coinvolse la Capitaneria di Porto di Manfredonia. La vicenda si è chiusa con una raffica di a

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Si è sciolta come neve al sole l’inchiesta “Nettuno” che coinvolse la Capitaneria di Porto di Manfredonia. La vicenda si è chiusa con una raffica di assoluzioni, ben 22, e un patteggiamento. Erano infatti 23 le persone, tra militari e civili, coinvolte nel blitz del dicembre 2019 (qui tutti i nomi) con le accuse di falso, abuso in atti d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, simulazione di reato e presunti favoritismi per l’ottenimento del “bollino blu”, necessario per la navigazione da diporto. Comportamenti stigmatizzabili, certo, ma che sono andati a cozzare con la normativa. Un buco nell’acqua della Procura di Foggia per via dell’inutilizzabilità degli atti d’indagine. Paga dazio l’unico che ha patteggiato (un anno e 10 mesi di reclusione al maresciallo Maiolo) in quanto aveva reso dichiarazioni auto accusatorie.

Gli avvocati Carmela Caputo e Nazareno Scalzo, difensori di alcuni indagati (nel collegio difensivo anche i legali Gentile, Muscatiello, Treggiari, Ursitti, Vergura), avevano posto l’eccezione di inutizzabilità lo scorso 1 marzo ed oggi il giudice ha assolto tutti perché il fatto non sussiste. Il Comando generale della Capitaneria di Porto di Roma – delegato dalla Procura di Foggia – non era legittimato a svolgere le indagini.

Nella memoria dei legali si legge: “La totale inutilizzabilità investe tutti gli atti di indagine compiuti dal personale dipendente del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Nucleo Speciale di Intervento di Roma, poiché non legittimati a svolgere attività di polizia giudiziaria per reati comuni e tanto in violazione dell’art. 57 c.p.p. comma 3 e dell’art. 1235 del codice della navigazione“.

Gli appartenenti al personale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Nucleo Speciale di Intervento – non sono ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, se non per specifiche ipotesi di reato. Assumono tale qualifica solo nel caso in cui siano chiamati a svolgere attività di indagine in fattispecie afferenti le materie tassativamente elencate dall’articolo 1235, più precisamente: in materia di pesca marittima; in materia di difesa del mare; Testo Unico per la tutela dell’ambiente.

“Sono agenti di polizia giudiziaria solo se in tale luogo mancano uffici di pubblica sicurezza – fanno sapere gli avvocati a l’Immediato –, ma abbiamo dimostrato che nel porto, oltre alla Capitaneria, c’è la sezione navale della Guardia di Finanza (nel porto industriale) e al varco di Ponente sono presenti ormeggi della sezione navale del comando della Guardia di Finanza di Bari che avevano la competenza per poter procedere. Nel nostro caso, inoltre, non si procedeva per reati comuni ma per reati ‘propri’, qualifica che fa venir meno qualunque competenza anche residuale degli agenti del Comando generale”.

Dopo una lunga camera di consiglio, il giudice ha emesso sentenza di assoluzione per i tre che avevano chiesto l’abbreviato e il proscioglimento di tutti gli altri perché il fatto non sussiste. Fine della storia.

Manfredonia, barche risultavano «in regola»: arrestati 2 militari Capitaneria, 27 indagati - La Gazzetta del Mezzogiorno

 

 

 

 

 

fonte: immediato

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