«Quando arriverà in Puglia il picco, ci troveremo dinanzi a uno scenario drammatico del si salvi chi può, se non si prendono provvedimenti». Lo ha det
«Quando arriverà in Puglia il picco, ci troveremo dinanzi a uno scenario drammatico del si salvi chi può, se non si prendono provvedimenti». Lo ha detto Luigi Nigri, vicepresidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), in una intervista a Radionorba. «La soluzione – ha rilevato – non può essere una zona rossa teorica ma una organizzazione migliore nell’effettuazione dei tamponi, nel tracciamento e nelle imposizioni delle misure di isolamento e quarantena. Perché purtroppo c’è gente che è in quarantena e va in giro». «Ma è normale – si chiede Nigri – che ad esempio nella Asl di Bari se uno richiede un tampone deve aspettare diversi giorni in casa contagiando tutti, se positivo?».
Il medico sottolinea che «quindici giorni fa abbiamo notato un picco spaventoso di contagi tra i bambini, ora questo picco è sceso con sintomi sfumatissimi: qualche linea di febbre per mezza giornata, poi tosse o vomito». «Quello che aumenta – ha spiegato – è il contagio intra familiare, vediamo bambini di pochi mesi positivi, figli di genitori positivi, e lì iniziano le difficoltà. Perché di un adolescente possiamo prendere la saturazione al dito e misurare la temperatura, ma seguire un lattantino di due tre mesi diventa più complesso».
Per Nigri, «il contagio intra familiare avviene spesso per negligenza dei genitori: quando chiediamo loro dove pensano di aver contratto il virus, rispondono di non saperlo e che a casa loro sono andati solo i parenti».
«In Puglia – ha concluso – manca una cabina di regia: manca qualcuno che a livello alto riunisca i medici di famiglia, i pediatri, i medici ospedalieri, che sono allo stremo, e giorno per giorno osservi le criticità e proponga soluzioni».
LA DENUNCIA DEI MEDICI PUGLIESI – «Nel corso dell’attività» di contact tracing in Puglia i «medici di medicina generale stanno ricevendo numerose segnalazioni di errore agenda per diverse motivazioni che inficiano la prenotazione» del tampone «e costringono i medici a dover riprogrammare le prenotazioni stesse. Si fa inoltre rilevare che anche quando la prenotazione viene confermata, la data attribuita dal servizio può essere finanche 8-9 giorni oltre quella richiesta dal medico». E’ quanto denunciano i sindacati medici di Cgil Fp, Smi, Snami e Confintesa in un documento inviato, tra gli altri, anche al governatore Michele Emiliano e all’assessore regionale alla Sanità, Pierluigi Lopalco.
«Tali disservizi – scrivono i medici – determinano pesanti ricadute, prolungando i tempi di quarantena/isolamento per il cittadino, che spesso non può riprendere la sua attività lavorativa individuale o dipendente, e moltiplicando il lavoro del medico che per di più si vede costretto a dover prolungare ingiustificatamente i certificati di malattia lnps». Secondo i medici, «le cause di errore sembrerebbero addebitabili in parte a problemi informatici legati alla piattaforma ma soprattutto all’indisponibilità di spazi nelle agende per l’insufficiente numero di tamponi eseguiti nelle diverse sedi preposte». Per questi motivi, concludono, «si chiede che dette criticità siano urgentemente risolte».
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