Riguardo al progetto della Seasif Holding che dovrebbe interessare il Porto Alti Fondali di Manfredonia e la sua area retroportuale, desideriamo con
Riguardo al progetto della Seasif Holding che dovrebbe interessare il Porto Alti Fondali di Manfredonia e la sua area retroportuale, desideriamo condividere con l’intera comunità sipontina le nostre riflessioni, frutto di un attento studio della documentazione al momento disponibile.
Precisiamo che, nell’interesse di tutta la comunità, come AgiAMO Manfredonia presenteremo, oltre alla formalizzazione delle nostre osservazioni, anche istanza di accesso agli atti presso le Autorità e le Istituzioni interessate dall’investimento, per avere piena contezza dei dettagli tecnici ancora non esplicitati e dello stato di avanzamento del progetto.
Ciò che più di tutto sospettiamo, infatti, è che ancora una volta si voglia speculare sulla pelle di una comunità già fin troppo provata dalle promesse di uno sviluppo industriale che non c’è stato e che mai ci sarà, se si persevera nel non voler programmare e pianificare in maniera strategica le attività che meglio si prestano a favorire un sano sviluppo del nostro territorio.
Ci sono, a nostro parere, aspetti tecnici poco chiari, conditi anche da una certa fretta nel ‘concludere l’affare’. E questa somma di circostanze non fa altro che alimentare dubbi e perplessità, non fugate dai proponenti del progetto. Ma procediamo con ordine.
Prima di tutto va evidenziato che i comuni di Manfredonia e Monte Sant’Angelo dispongono già di aree industriali attrezzate con piazzali, serbatoi e capannoni abbandonati. Come si evince dal progetto preliminare di Seasif, invece, andrebbero cementificate ulteriormente altre zone, di cui alcune a ridosso della costa (nella zona nota come “Spiaggetta Paradiso”) per allocare gli impianti di Seasif (la cosiddetta area G4). Che motivo c’è? Perché non si può utilizzare l’esistente? A nostro parere siamo di fronte a scelte irrazionali.
Inoltre, va evidenziato che il progetto prevede di utilizzare delle aree di parcheggio (Area G3 nel progetto preliminare) attualmente utilizzate dagli operatori marittimi, ad esempio per lo stallo delle componenti delle pale eoliche. Se occupate da Seasif, le altre operazioni di trasporto come e dove verranno espletate?
Per non parlare poi dell’impianto di GNL (Gas Naturale Liquefatto). Infatti la Seasif Holding vorrebbe posizionare un rigassificatore e un impianto sperimentale di combustibili di sintesi nell’area G4 (che come abbiamo già detto è a ridosso della costa) e a 600 metri dall’abitato di Manfredonia (zona Monticchio – Acqua di Cristo). Non è dato di sapere la capacità massima di questo impianto, ma vale la pena ricordare in questa sede che nel 2016 a Manfredonia si è tenuto un referendum consultivo dove quasi il 96% dei votanti si è espresso chiaramente contro la realizzazione di un deposito di GPL da 60.000 metri cubi di Energas. Un NO chiaro, gridato a gran voce.
Come è possibile, anche solo lontanamente, pensare di proporre a questa comunità l’installazione di un deposito di GNL a due passi dall’abitato?
Sicuramente si tratta di un impianto che utilizzerà acqua di mare. Ora, qualora si tratti di un impianto “a ciclo aperto” l’acqua utilizzata uscirà dall’impianto ad una temperatura inferiore rispetto a quella di ingresso, bisognerà utilizzare del cloro per impedire la colonizzazione delle tubature da parte di alghe, molluschi e altri esseri viventi. Che impatto avrà questo impianto e il suo ciclo produttivo sull’ecosistema marino del Golfo?
Veniamo ai polimetallici e alla bentonite. Non è chiaro di cosa si tratti e di come si sviluppi il processo produttivo. Abbiamo sentito parlare genericamente e superficialmente di lavorazione a circuito chiuso di metalli concentrati con lavaggio e separazione degli stessi per prepararli alla spedizione. A detta dell’ing. Favilla non si tratta di operazioni pericolose e/o inquinanti. Le autorità competenti e preposte cosa dicono in proposito?
Si evince, infine, che il progetto prevede anche la costruzione di un impianto pilota di produzione di combustibili e lubrificanti sintetici mediante il processo Fischer-Tropsch. L’aspetto positivo è che l’impianto utilizza energie rinnovabili per il suo funzionamento. Per quanto interessante dal punto di vista tecnologico e per l’utilizzo di energie rinnovabili, trattasi pur sempre di un impianto per la produzione di idrocarburi (sintetici) con tutte le possibili ricadute sul piano ambientale e della sicurezza. Nel mondo esistono già impianti di questo tipo, che utilizzano metano come materia prima. La Seasif Holding Ltd può garantire che per la produzione dell’e-diesel non verrà utilizzato il metano al posto dell’idrogeno prodotto per elettrolisi?
Ora, al netto degli aspetti tecnici che auspichiamo vengano precisati e chiariti quanto prima, a noi sembra ci sia poca chiarezza proprio nella impostazione progettuale. Non sarebbe invece il caso di guardare al Porto Alti Fondali di Manfredonia e alle altre infrastrutture disponibili in un’ottica di miglioramento dell’esistente? Senza inseguire chimere e, se proprio bisogna percorrere la via dell’industrializzazione, perché non rendiamo il territorio attrattivo per attività industriali che siano davvero compatibili con l’ambiente che abbiamo avuto in dono da madre natura?
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