Esattamente un anno fa gli italiani iniziavano il lockdown che li avrebbe tenuti trincerati in casa fino ai primi giorni di maggio, mentre i
Esattamente un anno fa gli italiani iniziavano il lockdown che li avrebbe tenuti trincerati in casa fino ai primi giorni di maggio, mentre il virus imperversava su tutta la Penisola mietendo migliaia di morti al giorno. A distanza di un anno, le vittime ufficiali hanno superato quota 100mila, mentre l’emergenza epidemiologica sembra tutt’altro che prossima alla conclusione, ma grazie anche alla presenza del vaccino, è possibile intravedere “la luce in fondo al tunnel”, come ha dichiarato il premier Mario Draghi.
Tuttavia, l’aumento dei casi registrato nelle ultime settimane, figlio soprattutto della diffusione delle varianti molto più contagiose (inglese su tutte), impone una revisione delle misure atte al contenimento dei contagi. Decisivi saranno il parere del Comitato tecnio Scientifico oltre ai dati del monitoraggio che l’Istituto Superiore di Sanità diramerà venerdì, che si preannunciano più preoccupanti della scorsa settimana. La stessa Puglia, (dove ieri i ricoverati hanno nuovamente superato quota 1.500 con 169 in terapia intensiva) si sta avvicinando ai numeri di gennaio: negli ultimi dodici giorni soltanto due volte il numero di casi rilevati è stato inferiore a mille, ma si è trattato della giornata di ieri e di lunedì 1° marzo, quando generalmente il numero di tamponi processati è piuttosto basso. Nei restanti giorni, il numero di casi rilevati oscilla tra i 1.000 e i 1.400, con un tasso di positività mai sceso sotto l’11%. Dati che inducono a pensare a un ritorno alla zona arancione.
Epperò, la crescita vigorosa dei contagi in tutta Italia potrebbero spingere il Governo ad adottare misure ancora più restrittive in tutto il Paese. Da ieri si è tornati a parlare di lockdown generale della durata di 3-4 settimane, ma dopo il pronunciamento del Comitato Tecnico Scientifico – come spiega Ansa – l’ipotesi più probabile è quella di un inasprimento delle restrizioni durante il weekend, con anticipazione del coprifuoco alle ore 19, oltre all’istituzione di zone rosse più severe, sulla falsariga di quanto accadde a Codogno durante l’inizio della prima ondata, per le regioni che avranno un’incidenza di 250 casi ogni 100mila abitanti. Attualmente, solo quattro regioni (Calabria, Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta) presentano una incidenza inferiore. In Puglia si sfiorano i 400 casi ogni 100mila abitanti.
Resta da trovare la quadra tra le forze politiche, c’è chi spinge per il modello Codogno, chi addirittura propugna un nuovo lockdown generale, chi ancora non ne vede l’utilità. Intanto, allo stato attuale delle cose, la riapertura di cinema e teatri, prevista per il 27 marzo, rischia un nuovo slittamento.
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