Pandemia e dopo. Le solitudini e una nuova professione: l’ascolto a pagamento.

Nel futuro ci sarà una professione chiamata l’ascoltatore. Qualcuno che dietro pagamento dedica ascolto all’altro” Così scrive il filosofo Han. La

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Nel futuro ci sarà una professione chiamata l’ascoltatore. Qualcuno che dietro pagamento dedica ascolto all’altro” Così scrive il filosofo Han.

La madre superiora di un istituto religioso che gestiva una scuola materna ed elementare a Manfredonia, chiese ai servizi sciali di essere aiutata a individuare nuovi progetti per i bambini: gli alunni diminuivano e pensava di allargare l’offerta formativa. “Perché non fate qualcosa per gli anziani? La scuola ha locali ampi, si trova in una zona periferica e popolare…”. Rimase sorpresa. “… Apritevi, accogliete. Vediamo che succede”. Venne dopo qualche mese e disse che avevano aperto alle persone anziane il salone delle riunioni, due volte la settimana, nel pomeriggio. Incontri, musica, ginnastica dolce, preparavano pure qualche gita… Un centinaio di persone, in maggioranza donne sole, vedove, o anche quelle che restavano a casa e non seguivano il marito che andava a giocare a carte al sindacato o al centro sociale. Molte da tempo non uscivano di casa. La suora era entusiasta. La positività dell’esperienza emerse in un incontro pubblico. Alcune dissero che, frequentando il Centro Nicodemo (questo il nome), avevano stabilito contatti, si aiutavano reciprocamente, uscivano insieme… Un servizio tra i più interessanti, nato spontaneamente, e non costava quasi nulla.

Affitta un amico per chiacchierare”. Il progetto viene dall’America. Molti storcono il naso. O sorridono… “Bisogna averla provata la solitudine. E’ come la fame, la sete”. “Però, pagare 20 euro per una passeggiata o un caffè!” Non è, comunque, una novità. Ci sono anziani che si fanno accompagnare in chiesa o al mercato, a una visita medica o a prendere la pensione… e “pagano”, fanno un regalo. Ma anche i servizi di assistenza domiciliare, di accompagnamento per i disabili che cosa sono se non un supporto di parole e di ascolto, la condivisione di uno spazio di tempo in modo gradevole e sincero?

Un giorno una madre si presenta ai servizi sociali in lacrime: “Ho fatto tanto per far capire a mia figlia che lei poteva fare le cose come gli altri e ora…”. La ragazza del servizio civile la portava in carrozzella, ma sceglieva sempre lei il percorso e passava molto tempo al telefono con le amiche o il suo ragazzo. Quando si pose il problema, per un richiamo o sospensione, qualcuno disse che era stata raccomandata! La raccomandazione non solo per “entrare”, ma anche per avere protezione! Un’altra operatrice, per oltre un mese non svolse il suo servizio, o meglio suonava il campanello… e andava via. “Non veniva ad aprire” si giustificò, quando fu scoperta per caso. La persona anziana in verità era lenta, faceva fatica ad andare alla porta. Gli anziani, i disabili sono fragili, spesso hanno paura di parlare. Ecco l’importanza degli assistenti sociali comunali… anche solo per controllare la qualità del servizio.

Incontravo spesso (da assessore ai Servizi sociali) una donna, sgradevole, provocatoria, sguaiata, fumava nonostante il divieto… “Mi dovete aiutare, se no… datemi un lavoro. Di assistenza, a pulire gli anziani…”. Ricevetti una telefonata di un amico che lavorava fuori, la madre aveva l’Alzheimer, il padre era pure anziano. Mi chiese una persona fidata, capace… Percepii la sofferenza, l’urgenza. Non so cosa mi balenò in testa. Incontrai quella donna il mattino dopo…”Devo dirti di comportarti bene? Se perdi questa occasione non venire più”. Dopo un mese quell’amico mi telefonò per ringraziarmi, erano contenti. Poi venne a trovarmi: “Mia madre è peggiorata, mi riconosce appena… Però quella donna!… Si mette lì vicino e ascolta, le sorride, con le mani nelle mani. L’accarezza… E poi la delicatezza quando la fa mangiare, la mette a letto, la lava ogni mattina… E fa tutto, la spesa… Anche mio padre ti ringrazia molto…”. Non gli ho mai detto l’azzardo che avevo fatto. La realtà è spesso strana e imprevedibile.

La solitudine è un problema politico, sociale culturale… Nel Sud con l’emigrazione di giovani (e dei figli) è serio e grave. Entro l’estate prossima molti centri sociali (luoghi che esistono per fare comunità) riapriranno e devono compiere un lavoro di ricucitura, recupero della socialità, rieducare la comunità alla prossimità, aiutare a vincere le paure…

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paolo.cascavilla1@gmail.com

 

 

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