Covid, appello dei Centri commerciali: “Riaprire festivi o folla in strade, nostri spazi per vaccini”

Riaprire i centri commerciali nel fine settimana alleggerirebbe la pressione sulle strade dello shopping cittadino e g arantirebbe maggiore sicurezza 

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Riaprire i centri commerciali nel fine settimana alleggerirebbe la pressione sulle strade dello shopping cittadino e g arantirebbe maggiore sicurezza contro la diffusione del Covid. Lo sottolinea Luca Lucaroni, vice presidente vicario del Cncc e direttore finanziario di Eurocommercial properties Italia, invitando le autorità sanitarie al dialogo e rilanciando la disponibilità del comparto a offrire i propri spazi per i vaccini anti-Covid.

“Con l’ultimo Dpcm non è cambiato nulla – afferma con amarezza Lucaroni – i centri commerciali, che per altro hanno applicato da subito stringenti protocolli di sicurezza, restano chiusi nei festivi e nei weekend, ed è cosi dal 3 dicembre, e dal 3 novembre per le regioni rosse, con danni economici enormi con un calo del fatturato del 40% nel 2020 su anno”, afferma Lucaroni. Tutto ciò genera nel settore “frustrazione e rabbia. Non capiamo questa differenziazione non ragionevole con i negozi, in qualche modo è come se non fossimo stati ascoltati”.

“E’ una situazione incredibile e poco razionale – osserva - perché è evidente come la chiusura nei festivi e nei fine settimana dei centri commerciali abbia contribuito ad alimentare la folla nei centri città, ma da noi ci sono procedure molto stringenti e di contingentamento – sia nel centro che nei singoli esercenti – abbattendo significativamente il rischio contagio, cosa impossibile nelle strade pubbliche affollate, allentando inoltre la pressione sui mezzi pubblici perché i centri commerciali si raggiungono con i veicoli privati contenendo i contagi”.

“Se ci sono timori per la terza ondata allora si potrebbe estendere l’orario di apertura serale per diluire le presenze, mentre l’apertura nel week end eviterebbe che i clienti si concentrino sui giorni infrasettimanali, come sta accadendo”, osserva. “Da qui – sottolinea – la nostra richiesta alle autorità sanitarie a sederci intorno ad un tavolo per rivedere il nostro protocollo insieme, discuterlo criticamente per capire cosa fare”.

Non solo. “In una lettera aperta al premier Mario Draghi abbiamo offerto i nostri spazi per la campagna vaccinale sia perché per tradizione l’aspetto sociale è connaturato nella nostra attività sia per stimolare un dialogo con le autorità sanitarie per sederci un tavolo e trovare soluzioni condivise per poter fare la nostra parte”.

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