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Dopo tutte le sconfitte nei vari gradi di giudizio, ai Silvestri di Mattinata restava un’unica via per tornare ad operare lungo la costa garganica, ovvero quella del “controllo giudiziario” disposto nelle scorse ore dal Tribunale di Bari. L’azienda “Silvestri Felice”, colpita tempo fa da interdittiva antimafia e dalla revoca di alcune concessioni demaniali come quella per il servizio di locazione e noleggio di natanti da diporto, accoglierà l’amministratore giudiziario il quale consentirà la prosecuzione delle attività, ma anche il controllo costante sul buon operato della ditta in questione. La via del controllo giudiziario rappresenta una sorta di ammissione rispetto alle proprie responsabilità ma è anche un modo per aggirare l’ostacolo cercando di depurarlo. Una strada già intrapresa da altri, diventati fonte d’ispirazione per gli stessi Silvestri i quali si sono limitati a riprodurne le gesta. I giudici, applicando l’istituto del Controllo Giudiziario per la durata di due anni, hanno nominato amministratore la dottoressa, Daniela Scarpiello. La vicenda rappresenta un brusco stop nell’opera di bonifica attuata dalla nuova amministrazione comunale che aveva rivendicato – nei suoi primi 100 giorni di attività – l’azione di liberare il litorale portuale da ogni forma di inquinamento criminale.
Dopo aver perso il “controllo” del faro e aver visto demolito il ristorante abusivo “Le Verande”, i Silvestri potranno dunque tornare a mettere piede sulla costa dove restano beneficiari delle concessioni sulla spiaggia. Inoltre, il controllo giudiziario può rimettere in pista la ditta anche per l’ottenimento di appalti, con la possibilità di tornare a lavorare con la pubblica amministrazione.
Gli strumenti di amministrazione giudiziaria e controllo giudiziario attualmente vigenti nel Codice delle leggi antimafia (d.lgs 159/2011) – già definite dalla dottrina misure “miti” non ablative – sono inequivocabilmente incentrati sulla tutela delle “aziende” che, pur presentando forme di infiltrazione e di condizionamento mafioso, non ne sono pregiudicate nella sostanziale integrità e che sono disponibili a rimuovere i presupposti dell’infiltrazione o del “pericolo” di infiltrazione e di condizionamento, in mancanza dei presupposti per il sequestro e la confisca. Si identifica, dunque, una sorta di “pericolosità autonoma” dei beni e delle aziende utilizzate in modo da favorire interessi di associazione di tipo mafioso, salvaguardando, al contempo, la continuità produttiva e gestionale.
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