le resistenze molisane non sono acqua passata. In men che non si dica, si rialzano le barricate dei vicini, sul progetto di una condotta dal
le resistenze molisane non sono acqua passata. In men che non si dica, si rialzano le barricate dei vicini, sul progetto di una condotta dalla diga del Liscione alla provincia di Foggia. Le dichiarazioni di Raffaele Piemontese, nella sua qualità di assessore alle Risorse Idriche della Regione Puglia, in occasione della visita di due giorni fa al Consorzio per la Bonifica della Capitanata hanno innescato un effetto farfalla: in Molise hanno rinfocolato gli animi degli oppositori che promettono battaglia.
“Abbiamo un obiettivo: fare in modo che l’acqua che viene dispersa possa essere convogliata in Puglia, e nel caso di specie in provincia di Foggia. Questa è l’infrastruttura a cui stiamo lavorando e lavoreremo. Ci sono già statae delle interlocuzioni”: sono state queste, in estrema sintesi, le parole che hanno scatenato le reazioni dei confinanti. L’opera consiste in una condotta composta da due tubi di circa dieci chilometri che arrivano al potabilizzatore di Finocchito.
Nello sbarramento, per restare in tema, a sorpresa c’è anche il Pd, lo stesso partito del vice presidente foggiano della Regione Puglia per intenderci.
Posizione che a lui, interrogato sul punto mercoledì (se fossero rientrate le polemiche), non risultava. La più agguerrita è la capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale in quel di Campobasso, Micaela Fanelli, all’opposizione, che annuncia una nuova interrogazione urgente dopo le “innumerevoli richieste di chiarimento”, avanzate formalmente dal mese di giugno.
“Mentre in Puglia festeggiano e fanno conferenze stampa per annunciare l’opera, in Molise la Regione tace”. Sembra che il tempo si fosse fermato alle risultanze del tavolo di giugno, effettivamente, tanto che la consigliera tra i vari interrogativi domanda se le intelocuzioni tra le due regioni ci siano state davvero. “Allora come oggi, chiederemo immediatamente conto al presidente Toma di quello che a tutti, tranne che a lui e alla sua maggioranza di centrodestra, appare come un vero e proprio scippo”.
Ha bollato così il progetto di interconnessione idrica tra Molise e Puglia. E ha aggiunto: “In Consiglio ci fu detto che non c’era alcuna proposta e soprattutto non c’era alcuna intenzione di procedere in una direzione solo immaginata da qualcuno. Ma pare proprio che non sia così. E allora va fatta chiarezza. E per farla, va tirato il freno a mano”. La capogruppo del Pd si dice pronta a tutto per difendere l’acqua. Non è l’unica.
Per la verità, il suo collega di partito Vittorino Facciolla a luglio era stato più indulgente sulla cessione delle eccedenze dell’acqua del Molise alla Puglia, “perché è di eccedenze che si parla”, aveva chiarito. Già allora sembrava particolarmente aggiornato sui particolari dell’accordo e del “progetto da 100 milioni”, importo da lui riferito, che sull’altro versante è quantificato in una cifra di gran lunga inferiore (per la sola parte pugliese, il presidente del Consorzio di Bonifica per la Capitanata ha parlato di 20 milioni circa). “Da un lato esiste un obbligo morale di aiutare una regione in difficoltà quale la Puglia (che a sua volta, nel caso il Molise avesse carenza d’acqua in virtù dell’accordo di interconnessione verrebbe in nostro aiuto), dall’altro questo accordo costituisce per noi e per i nostri paesi del Basso Molise una grande opportunità economica, non solo per l’indennizzo che ne deriverebbe ma anche per il risparmio che ogni agricoltore avrebbe sul costo dell’acqua”. Tirando le somme, in conclusione, sosteneva che i molisani non potevano permettersi di porre un veto a priori sull’accordo.
Nell’esercito molisano della guerra dell’acqua c’è anche il Movimento 5 Stelle. La portavoce in consiglio regionale Patrizia Manzo aveva detto la sua già otto mesi fa: “Mentre i nostri campi soffrono la sete, spunta anche l’ennesimo tentativo di prelevare l’oro blu del Molise”.
Il Molise, per di più, ha un conto in sospeso con la Puglia e reclama ristori in virtù di un accordo di 40 anni fa che prevedeva la cessione dell’acqua al contrario. Quanto basta per avvelenare ancora di più i pozzi.
Proprio sul “danno erariale derivante dal mancato rispetto degli accordi pregressi” promette un esposto circostanziato a tutte le autorità competenti, Corte dei Conti compresa, l’ex consigliere regionale molisano Salvatore Ciocca che ha fondato un comitato per difendere l’acqua. Anche lui parla di beffa.
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