Amadeus: “Ospiti? Prima gli italiani, voglio aiutare ripartenza”

Sarà un Sanremo prima gli italiani, perché il festival di quest'anno intende essere anche un momento di rinascita per tutti quei s

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Sarà un Sanremo prima gli italiani, perché il festival di quest’anno intende essere anche un momento di rinascita per tutti quei settori dello spettacolo, non solo la musica ma anche il teatro, che sono in grandissima sofferenza da quasi un anno. Anche se questo “non vuol dire escludere artisti internazionali”. Lo ha detto Amadeus, ospite stamattina in diretta su Rtl 102,5. “Gli ospiti internazionali? Potrebbero esserci – ha detto il conduttore e direttore artistico del festival – anche se vorrei fare un festival molto nazionale, pensare anche e soprattutto al settore musicale completamente a terra. Ci sono persone disoccupate da mesi, entourage di artisti che non lavorano: vorrei pensare a loro”

“A Sanremo dobbiamo rilanciare la musica, lo spettacolo, magari anche il teatro: mi auguro che i teatri possano riaprire, mi piacerebbe riaccendere i teatri in giro per l’Italia da Sanremo”, ha detto ribadendo quanto annunciato già qualche settimana fa.

 

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Vaccino covid Pfizer, Arcuri: “Da lunedì 29% di dosi in meno”
“Alle 15,38 di oggi la Pfizer ha comunicato unilateralmente che a partire da lunedì consegnerà al nostro Paese circa il 29 per cento di fiale di vaccino in meno rispetto alla pianificazione che aveva condiviso con gli uffici del Commissario e, suo tramite, con le Regioni italiane”. o sottolinea in una nota il commissario straordinario all’emergenza coronavirus Domenico Arcuri.

“Non solo: ha unilateralmente deciso in quali centri di somministrazione del nostro Paese ridurrà le fiale inviate e in quale misura. Analoga comunicazione è pervenuta a tutti i Paesi della Ue. La Pfizer ha altresì annunciato che non può prevedere se queste minori forniture proseguiranno anche nelle prossime settimane, né tantomeno in che misura”, aggiunge.

Arcuri “preso atto della gravità della comunicazione nonché della sua incredibile tempistica, ha inviato una formale risposta a Pfizer Italia, nella quale esprime il proprio disappunto, indica le possibili conseguenze di una riduzione delle forniture e chiede l’immediato ripristino delle quantità da distribuire nel nostro Paese. Riservandosi, in assenza di risposte, ogni eventuale azione conseguente in tutte le sedi”. “Oggi in Italia abbiamo raggiunto il primo milione di somministrazioni, a dimostrazione che la campagna di vaccinazione è stata avviata a ritmi che non hanno pari in nessun altro Paese Ue – ha aggiunto Arcuri – L’ipotesi di iniziare la somministrazione del vaccino agli over 80, di provvedere alla seconda dose per il personale sanitario e socio sanitario e per gli ospiti delle Rsa, senza la totalità delle dosi necessarie porta quindi un grave nocumento al suo proseguimento. E penalizzare l’Italia è assai più grave, considerando lo sforzo sinora profuso da tutte le Regioni per accelerare l’andamento delle somministrazioni”.

“Trump lascerà la Casa Bianca il 20 gennaio”
Donald Trump lascerà Washington e la Casa Bianca la mattina del 20 gennaio, prima del giuramento del nuovo presidente Joe Biden. Lo scrive il Washington Post, citando una fonte dell’amministrazione. Prima di essere bandito da Twitter, Trump aveva twittato che non sarebbe stato presente all’insediamento del suo successore.

Trump parteciperà invece ad una cerimonia di saluto alla Base militare di Andrews, vicino Washington, dove si trova l’aereo presidenziale Air Force One. Nessun presidente uscente ha partecipato ad una simile cerimonia durante il giuramento del successore. George W.Bush ha salutato le truppe alla base di Andrews dopo aver assistito all’insediamento di Barack Obama.

Normalmente, il presidente uscente e la moglie assistono al giuramento del presidente eletto. Poi vengono trasportati in elicottero ad Andrews, dove salgono a bordo di un aereo di Stato che li porta nella nuova destinazione da loro scelta come privati cittadini. L’ultimo presidente a saltare l’insediamento del successore è stato Andrew Johnson nel 1869 (anche lui come Trump sottoposto a procedura d’impeachment, si salvò per un solo voto).

Crisi governo, Conte lavora a ‘soccorso’: ipotesi gruppo centrista
Un gruppo centrista ispirato al Ppe. O meglio, che abbia l’imprimatur del Partito popolare europeo. Tutti gli indizi portano al partito centrista, l’Udc, che al Senato è in sodalizio con Fi: attualmente formano un gruppo unico. Ma l’Udc, racconta all’Adnkronos chi lavora in prima linea per mettere in salvo il Conte bis o dare luce al Conte ter, potrebbe nei prossimi giorni diventare ‘Ppe-Udc’, staccarsi dai forzisti e diventare così una nuova costola del governo guidato da Giuseppe Conte. E’ questa, al momento, una delle strade più battute sul fronte dei ‘responsabili’.

Una partita che si gioca parallelamente ad altre due, quella del Maie, la componente che oggi è diventata Maie-Italia23, è quella del Psi, che vive il difficile travaglio interno del simbolo condiviso con Matteo Renzi e la sua Iv: un distacco che suonerebbe come uno schiaffo all’ex premier.

Il punto di caduta, raccontano, potrebbe essere proprio nel partito di Lorenzo Cesa – sebbene lui stesso si sia detto fermamente contrario a dare l’appoggio a Conte, le trattative vanno avanti – con un simbolo che suggerisca già dal nome la forte ispirazione europea e che possa guardare proprio a Conte per una leadership politica. Gli innesti verrebbero anche da Iv. Oltre che da Fi, dalla pattuglia dei cosiddetti fuoriusciti, e dallo stesso Psi, che potrebbe dunque confluire nel nuovo contenitore centrista per giocare una partita più ampia.

I numeri intanto portano a un cauto ottimismo. Sarebbero già sopra quota 160, sostiene chi lavora pancia a terra per mettere insieme i ‘costruttori’. Un’operazione che tuttavia – elemento di non poco conto – porterebbe dritti a un Conte ter.

“Non è una mera questione di poltrone – dice chi lavora alle trattative – bisogna dare una connotazione politica alla partita ‘costruttori’, legittimarla, scrivere un nuovo patto di legislatura che guarderà anche al centro, e sì, certo, rivedere anche la squadra piuttosto che andare ad occupare le caselle rimaste vacanti”. Un passaggio che Conte avrebbe voluto evitare ma che sembrerebbe obbligato.

Tanto che c’è chi non esclude il colpo di scena, ovvero che il premier si limiti a comunicazioni in Aula alla Camera lunedì per poi salire al Colle per dimettersi con una squadra già definita o quasi in tasca. E torni poi a Montecitorio e al Senato per chiedere la fiducia e dare via al Conte ter. Altra ipotesi sul campo è che chieda la fiducia, la ottenga e si dimetta subito dopo per dare vita a un nuovo governo. Doppia fiducia, dunque. L’unico diktat è ‘far presto’ e arriva dal Colle più alto.

di Ileana Sciarra

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