LA PANDEMIA del coronavirus ha bloccato anche le tradizionali cerimonie pubbliche della secolare Festa patronale dedicata alla celeste patrona di Ma
LA PANDEMIA del coronavirus ha bloccato anche le tradizionali cerimonie pubbliche della secolare Festa patronale dedicata alla celeste patrona di Manfredonia, Maria SS di Siponto. La prevenzione del contagio da virus ha consigliato le autorità ecclesiastiche alla prudenza e dunque ad evitare assembramenti di popolo che possono favorire l’infezione. Le notizie che giornalmente vengono diffuse sul contagio avvalorano tale scelta.
UNA SCELTA che paradossalmente è in antitesi con la storia che vuole l’inizio della sagra sipontina come reazione all’epidemia colerica che devastò, nel 1840-41, l’area napoletana fino a Manfredonia. I morti sul golfo nel 1841 furono 400 ben oltre la media solita di 250. Il popolo sipontino ormai manfredoniano, era solito sin dai secoli precedenti, rivolgersi alla Madonna di Siponto nei momenti di grande calamità. Benché il Capitolo metropolitano sipontino si fosse trasferito definitivamente nel 1327 nella nuova cattedrale di Manfredonia dedicata al suo protettore san Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, la Madonna di Siponto rimase nell’antica sede episcopale <quasi a tutela di una civiltà che non tramonta, ma che parla ai secoli futuri con monumenti di arte e di fede> scrive il canonico don Silvestro Mastrobuoni (1889-1966) storico della chiesa sipontina.
LA MADONNA di Siponto nella sua duplice immagine di statua lignea detta “Sipontina”, e di dipinto su legno di finissimo larice (1,29 m per 0,81) ritenuto <pennelleggiato dall’evangelista san Luca>, è rimasta nel cuore e nella mente dei manfredoniani che hanno proseguito a visitare la Madre di Dio al sabato e in altri periodi, come nella ricorrenza del lunedì “in albis” (Pasquetta) quando il popolo in grande pellegrinaggio si recava a quel santuario. Rituale che si ripeteva ogni qualvolta la necessità lo richiedeva. Un rapporto che nel tempo si viepiù rafforzato: tra la basilica di Siponto e il duomo di Manfredonia non è mai venuto meno quel filo diretto di fede e amore per la eletta patrona.
FINO al 1973 quando l’arcivescovo Valentino Vailati (1914–1998) trasferì tanto il Quadro della Madonna, quanto la statua della Sipontina nel duomo di Manfredonia, il sacro Tavolo veniva prelevato da Siponto e portato in processione a Manfredonia, riposto sull’altare maggiore del Duomo esposto alla venerazione dei fedeli. Era la cerimonia antesignana dei solenni festeggiamenti che dal 1842 ebbero cadenza annuale. Inizialmente non ebbe una data fissa: oscillò tra settembre e agosto fino al 1849 quando venne definitivamente fissata al 30 agosto: alla liturgia si accompagnava la festa popolare, la “Festa grande” cittadina. Una kermesse che si è andata sviluppando nel tempo adeguandosi alle mode correnti. In questi ultimi 170 anni la festa non ha subito interruzioni di sorta fino a questo 2020 a causa di un virus.
<UNA EMERGENZA utile per un momento di riflessione e spiritualità che va al cuore di ogni persona e dell’intera Chiesa locale e della cittadinanza> ha saggiamente osservato l’arcivescovo padre Franco Moscone. <Questa situazione – ha esortato – ci chiede di essere più autentici e di interrogarci su quanto successo e su ciò che significa non solo per il presente, ma per il futuro che ci sta innanzi e di cui siamo tutti responsabili>.
Michele Apollonio
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