Una notte dei lunghi coltelli a Bari in Consiglio regionale. Salta la doppia preferenza di genere seppellita da circa 2000 emendamenti presentati dal
Una notte dei lunghi coltelli a Bari in Consiglio regionale. Salta la doppia preferenza di genere seppellita da circa 2000 emendamenti presentati dal centrodestra pugliese al disegno di legge approvato dalla Giunta Emiliano.
In quegli emendamenti è passato di tutto, compresa l’incandidabilita’ di chi ha un ruolo di sottogoverno in Regione, secondo cui l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco se vorrà candidarsi dovrbbe prima dimettersi.
Sulle donne insomma si è consumata una faida su mille altre questioni.
All’1,30 dopo l’ennesima sospensione, si è consumato l’ultimo colpo di scena della maratona che ha visto le forze politiche impegnate a modificare la legge elettorale nell’ultimo giorno utile. In piena notte il presidente dell’Assemblea, Mario Loizzo, ha dovuto prendere atto della mancanza del numero legale causa le numerose assenze tra i banchi dell’opposizione e dichiarare la chiusura dei lavori, circostanza che coincide con la conclusione dell’attività della X legislatura.
L’intervento del capogruppo del Pd, Paolo Campo spariglia le carte: “piuttosto che stare qui a discutere del nulla – accusa Campo indicando i 1950 emendamenti come causa della decisione – è meglio affidarsi a quanto il Governo nazionale farà sostituendosi al Consiglio regionale in tema di doppia preferenza di genere”
Seguono l’uscita dall’aula di numerosi esponenti del governo e della maggioranza. Restano tra i banchi le opposizioni che contestano quello che Nino Marmo, capogruppo di FI, definisce “abdicazione della maggioranza dal proprio ruolo nell’ultimo giorno in cui la legislatura si spegne”
Marmo spiega il rifiuto opposto dalla maggioranza alla proposta di mediazione che questa volta sono le opposizioni a proporre: ritiro di tutti gli emendamenti, approvazione immediata della doppia preferenza di genere, conferma del 60% della presenza massima di un genere rispetto all’altro con il mantenimento della ammenda pecuniaria che si inasprisce con l’inammissibilità delle liste a decorrere dalla 12. Legislatura.
Non c’è tempo per discuterne. In aula non ci sono consiglieri in numero sufficiente per proseguire.
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