Carabinieri fuorilegge, nello scandalo ci sono anche un viestano e i suoi tre figli. Le carte di “Odysseus” inchiodano i Giardino

Uno scandalo che ha sconvolto l’Italia intera. Incredulità per l’arresto dei carabinieri della caserma di Piacenza Levante, finiti in cella per spacci

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Uno scandalo che ha sconvolto l’Italia intera. Incredulità per l’arresto dei carabinieri della caserma di Piacenza Levante, finiti in cella per spaccio di droga, tortura ed altri gravi reati nell’ambito del blitz “Odysseus”. Nell’ordinanza di custodia cautelare spunta tra i civili arrestati anche il viestano Matteo Giardino, 58 anni, residente a Piacenza, finito ai domiciliari. Manette ai polsi anche per i suoi tre figli, Daniele, Alex e Simone, 26, 29 e 32 anni.

Nei capi d’accusa si legge che Daniele e il padre Matteo, il 9 marzo 2020, in concorso tra loro trasportarono 2 chilogrammi di marijuana, da Vigano, frazione di Gaggiano (MI), ove Daniele li aveva acquistati, a Piacenza, in strada della Resega, presso l’abitazione familiare. Sostanze destinate al successivo spaccio.

In seguito, Daniele Giardino ripartì lo stupefacente, dandone mezzo chilogrammo, a Giuseppe Montella detto “Peppe”, appuntato in servizio presso la stazione Carabinieri di Piacenza Levante e a Tiziano Gherardi, per il successivo spaccio.

Negli atti si legge inoltre che Daniele Giardino, in concorso con il padre Matteo, “per il quale si procede allo stato separatamente, il 19 marzo 2020, trasportò 3,2 chilogrammi di marijuana da Vigano, frazione di Gaggiano (MI), a Piacenza, parte dei quali, ossia almeno un chilogrammo, destinato sempre a Montella”, quest’ultimo ritenuto al vertice della “piramide” del malaffare creata all’interno di quella caserma.

Guai anche per il finanziere Marco Marra che in data 19 marzo 2020 partecipò alle “operazioni di arresto del viestano Matteo Giardino per il reato di detenzione a fine di spaccio di 3,2 chilogrammi di marijuana. Marra rivelò a Montella, cui era destinata una parte dello stupefacente poi sequestrato, notizie di ufficio che dovevano rimanere segrete, violando i doveri inerenti alle funzioni ricoperte”.

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