Dinanzi allo sportello del Cup presso l’ospedale di Manfredonia, una signora di mezza età chiede di prenotare una mammografia. «Non è possibile effett
Dinanzi allo sportello del Cup presso l’ospedale di Manfredonia, una signora di mezza età chiede di prenotare una mammografia. «Non è possibile effettuare la prenotazione perché nel reparto manca il radiologo» le risponde l’impiegato dietro il vetro. «Il titolare del reparto radiologia manca da oltre due mesi da quando è andato in pensione» spiega l’impiegato. «Aspettiamo fino a fine luglio, chissà che non arrivi il sostituto» soggiunge l’operatore del Cup. «In ogni caso occorrerà attendere parecchio per la mammografia: la lista di attesa è lunga» avverte l’impiegato. «Ma non c’ è un sostituto?» chiede l‘anziana. «Si» conferma l’impiegato «viene una dottoressa da Cerignola ma per solo due giorni alla settimana: ma anche lei ha una lista di attesa molto lunga. Risentiamoci ad agosto – propone l’impiegato – e vedremo come fare».
Inutili sono risultante le rimostranze della signora oltre che contrariata, preoccupata per non potersi sottoporre al prescritto esame mammografico. «E’ una vergogna: la mammografia – protesta – è un servizio di prevenzione che questi tempi di attesa vanificato con tutte le conseguenze immaginabili per le donne».
L’episodio riferito è emblematico di una situazione alquanto diffusa. E non riguarda solo la mammografia. Le liste di attesa traboccanti nei vari settori della sanità, ordinaria e specialistica, si riflette sul lavoro dei medici di medicina generale, ovvero i meglio conosciuti “medici di base” che si trovano sulla trincea più prossima ai cittadini bisognosi di cure mediche.
A Manfredonia sono 44 e sono per lo più riuniti in ambulatori comuni. Nei giorni scorsi un nutrito gruppo di medici di base si è riunito per esprimere la forte preoccupazione per la continua dilatazione dei tempi di attesa aggravata dalla sciagurata epidemia da coronavirus che ha costretto i presidi sanitari a lasciare indietro gli ammalati cronici o affetti da patologie di routine. Fortemente avvertita la difficoltà di accedere agli accertamenti e consulenze specialistiche.
Un ostacolo che si è cercato di aggirare, almeno per i casi più delicati e gravi, indicando nelle prescrizioni di analisi e consulenze specialistiche, l’urgenza delle stesse. Un espediente bloccato dal responsabile dell’Ufficio coordinamento aziendale della Asl di Foggia, che con una lettera ha diffidato gli operatori sanitari «ad apporre sulle richieste i codici “U” ovvero “B” per poter espletare le prestazioni in tempo breve». “U” entro 72 ore, “B” entro dieci giorni.
Una situazione – è stato rimarcato – che danneggia fortemente i pazienti con patologie complesse per i quali, mancando i riscontri specialistici, non possono essere curati adeguatamente. Una situazione che andrà peggiorando da settembre in poi quando sopraggiungeranno le patologie di stagione. Che succederà a quel punto? La confusone sarà totale.
Il suggerimento segnalato è quello di aumentare, a fronte dell’aumento delle malattie e dunque degli ammalati, il personale addetto ai vari servizi sanitari e naturalmente le dotazioni strumentali. «Abbiamo cercato in tutti i modi di interloquire con i responsabili della sanità pubblica – notificano i medici di base – ma nessuno ci ha ascoltato: siamo lasciati soli e indifesi a dovercela vedere con una utenza che giustamente reclama la dovuta assistenza sanitaria».
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