Capitanata, il grano duro di alta qualità, ma allarmano le rese basse

Annata difficile per il grano made in Foggia, previsioni di raccolto pessime a pochi giorni dalla fine della campagna, ma in compenso il prezzo si man

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Annata difficile per il grano made in Foggia, previsioni di raccolto pessime a pochi giorni dalla fine della campagna, ma in compenso il prezzo si mantiene stabile ma in fase di rialzo (33,50 un quintale di grano duro fino). Le organizzazioni agricole temono contraccolpi dal crollo delle rese: Confagricoltura Foggia registra un calo di circa il 30% rispetto alla media annua pari a 35 quintali per ettaro. Se confermato il trend – rileva l’organizzazione – a fine campagna il calo potrebbe superare il 40 per cento. Dati così negativi non si registravano da quasi quarant’anni, dalle annate 1982-1983. Per Coldiretti invece i cali della produzione si stimano intorno al 20%.

«È quanto emerge da un’analisi – riferisce l’associazione dei berretti gialli – in riferimento all’inizio della raccolta del frumento su quasi 1,8 milioni di ettari da sud a nord della Penisola. A colpire i campi pronti alla raccolta sono stati in particolare i cambiamenti climatici che – evidenzia la Coldiretti – hanno provocato prima uno slittamento delle semine a gennaio a causa delle piogge che hanno inzuppato i terreni rendendo impossibile il lavoro e poi la siccità e il caldo che stanno incidendo sulla quantità che scenderà sotto 6,7 miliardi di chili registrati invece lo scorso anno».

La riduzione è stata causata dalle improvvise gelate di aprile e dalla siccità che da mesi asseta il Foggiano, zona dove viene prodotta la maggior parte del grano italiano. Buona invece la qualità del prodotto, rileva Confagricoltura, con un alto valore proteico. Alte dunque le attese da parte dei produttori di pasta: «Le farine prodotte nella nostra regione – sottolinea il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro – sono apprezzate dai consumatori e abbiamo registrato negli ultimi mesi, soprattutto durante il lockdown, un aumento della richiesta.

Tendenza che potrebbe proseguire». «Produrre grano – spiega – significa affrontare in maniera imprenditoriale l’investimento. E, a fronte di un costo economico importante, è sempre più necessario avere un riscontro certo dal mercato. Sicuramente – aggiunge – dalle politiche nazionali e regionali ci si aspetta una maggiore puntualità nell’erogazione dei sussidi economici legati al settore, quindi “premi accoppiati”, premi legati ai de minimis, premi legati al greening».

La ricerca di grano 100% Made in Italy si scontra però con anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 – puntualizza Coldiretti – con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente. Il settore, dunque, continua a subire la concorrenza sleale delle importazioni dall’estero soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese, come il Canada (principale esportatore mondiale) dove – conclude la Coldiretti – il grano duro per la pasta viene trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio italiano dove invece la maturazione avviene grazie al sole.

Per Confagricoltura Foggia, le presunte «migliori qualità pastificatorie dei grani esteri sono un falso e pericoloso mito. Solitamente – viene rilevato – l’importazione di grano estero è giustificata dalla sua presunta qualità pastificatoria, che dovrebbe controbilanciare la scarsa qualità salutistica. Perché tanta urgenza di acquistare grano, di dubbia qualità, dall’estero, a prezzi non da saldi, se è alle porte la produzione locale? Non è che questo grano è fatto arrivare per influenzare, al ribasso, il prezzo del grano nostrano?. Sono intollerabili le speculazioni a danno dei cerealicoltori, con ricadute penalizzanti anche sulla salute dei consumatori».

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