La Puglia sospende la distribuzione del farmaco antimalarico donato dalle Forze armate pakistane e che, in teoria, avrebbe dovuto salvare le persone c
La Puglia sospende la distribuzione del farmaco antimalarico donato dalle Forze armate pakistane e che, in teoria, avrebbe dovuto salvare le persone contagiate dal Coronavirus. La decisione, ispirata al principio di precauzione, giunge all’indomani delle inchieste pubblicate da «La Gazzetta del Mezzogiorno» in cui abbiamo evidenziato come questo Resochin, prodotto da Bayer nello stabilimento di Karachi, fosse stato importato in tutta fretta, a causa dell’ecatombe sanitaria che attanagliava l’Italia, e distribuito senza che le Autorità europee o americane (la Food and drug administration) avessero ispezionato lo stabilimento e senza che l’Agenzia italiana del farmaco-Aifa avesse preventivamente testato il medicinale.
Inoltre, proprio mentre il Resochin donato dalla Repubblica Islamica arrivava negli ospedali italiani, Media internazionali come Reuters e Al Arabya avanzavano dubbi su questo prodotto, e fonti qualificate ne paventavano, addirittura, la possibile tossicità.
Per la precisione, oltre a 150.000 di queste compresse pakistane che erano a deposito nell’impianto lombardo di Bayer Italia e donate e distribuite agli ospedali italiani a cura e spese della stessa Bayer, sono arrivate nella Penisola oltre mezzo milione di Resochin 250mg compresse rivestite con film (lotto n. KH06967, scadenza dicembre 2023) accompagnate da autorizzazioni sanitarie pakistane e con bugiardino che, inizialmente, era soltanto in inglese e in urdu, la lingua indoiranica che si scrive da destra a sinistra diffusa tra pakistani, indiani, emiratini e sauditi.
Oggi, Vito Montanaro, direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia conferma che «la donazione di Resokin (Clorochina) proveniente dalle forze armate del Pakistan ed importata e distribuita dalla ditta Bayer, fa parte delle donazioni di farmaci per l’emergenza Covid coordinate dall’Aifa» e aggiunge che «alla Regione Puglia sono state donate n. 36 confezioni (cioè 10.800 pillole; ndr), tutte consegnate alla Farmacia del PO Divenere della Asl Ba». Per la precisione, la Asl le ha «ricevute il 23 aprile 2020» e «risultano attualmente ancora in giacenza al magazzino del PO Divenere n.34 confezioni».
Che fine hanno fatto le 600 pillole mancanti e, soprattutto, come stanno i pazienti? «Le uniche due confezioni consumate – spiega Montanaro – sono state inviate dalla Asl Ba all’Ente Ecclesiastico Casa Sollievo Sofferenza durante l’emergenza Covid e sono state completamente somministrate ai pazienti ricoverati, senza alcuna reazione avversa o malessere consequenziale al farmaco segnalato dai medici utilizzatori. La Asl Ba mi ha confermato che fino ad oggi, non sono pervenute segnalazioni di reazioni avverse o malesseri riferibili alla somministrazione di tale farmaco. Ad oggi inoltre, non sono pervenute comunicazioni dall’Aifa di ritiro lotti dal commercio per la partita di farmaco donato dal Pakistan» ma «a scopo cautelativo, abbiamo disposto di non distribuire le giacenze residue di medicinale».
In effetti, dopo che un studio della Sorbona ha evidenziato che questo tipo di antimalarico, anziché salvare i malati, poteva forse precipitarli e causando disordini cardiaci acuti, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha chiesto di fermare la somministrazione. L’Aifa si è adeguata solo in parte: ne vieta l’impiego «al di fuori degli studi clinici» e, però, autorizza le sperimentazioni cliniche di clorochina e idrossiclorochina sia sui malati Covid sia per uso profilattico, pur chiarendo che «è essenziale che gli studi clinici che utilizzano» questi medicinali «prevedano opportune misure di minimizzazione dei rischi e un attento monitoraggio». Il Pakistan, invece, che la clorochina la produce in casa, è andato oltre e l’omologo dell’Aifa (il Drup), ha sospeso tutti i test clinici sui pazienti Covid, a data da destinarsi.
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