Aqp, un bilancio da record: 160 milioni di investimenti

L’attività non si è mai fermata, anche se 1.000 addetti (poco più della metà dei dipendenti) sono stati messi in smart working. E la prossima se

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L’attività non si è mai fermata, anche se 1.000 addetti (poco più della metà dei dipendenti) sono stati messi in smart working. E la prossima settimana, l’assemblea dei cosi di Acquedotto Pugliese sarà chiamata ad approvare il bilancio 2019 che dovrebbe chiudere con utili superiori a quelli dello scorso anno. Ma, soprattutto, mettendo in archivio 160 milioni di investimenti, circa due e mezzo in più di quelli previsti per il 2019 nella programmazione dell’Autorità idrica.«Stiamo continuando a lavorare per essere pronti a ripartire quando sarà il momento – dice il presidente di Aqp, Simeone Di Cagno Abbrescia -, e per questo vanno avanti sia le selezioni del personale, sia il lavoro sugli appalti». Proprio la gestione degli investimenti rappresenta il dato più importante dell’ultimo bilancio: dei 160 milioni totali di investimenti effettuati (nel 2018 erano stati 146,8), 65 riguardano la depurazione, 44 l’adduzione primaria e il risanamento delle reti e 42 milioni le opere fognarie. «Abbiamo proseguito nel solco di quello che Aqp fa da molti anni – aggiunge Di Cagno Abbrescia -, investire sul fronte ambientale significa anche aver risolto le numerose criticità che avevano portato alle procedure di infrazione europee: sono state tutte chiuse. Già 130 dei nostri 180 depuratori sono stati adeguati alle normative più stringenti, ed è in corso una trasformazione nelle metodologie di trattamento dei fanghi: sono in corso una ventina di studi su come poterli trasformare in energia o combustibile. Siamo storicamente una delle più importanti società del mondo nel settore dell’adduzione e della distribuzione, ma adesso stiamo diventando leader anche nel settore della depurazione». L’ammontare delle gare bandite lo scorso anno, pari a 650 milioni, conferma invece Aqp come principale stazione appaltante pugliese, dunque con una importante ricaduta sul territorio: più del 30% delle opere è stato affidato ad aziende con sede in Puglia.

Ma l’iniziativa più importante, nel medio periodo, è relativa al risanamento delle reti, quella che nel gergo della politica è stata chiamata «newco» generando non poche polemiche nonostante nulla abbia a che fare con la tanto temuta «apertura ai privati»: si tratta infatti di cercare partner tecnologici cui affidare un grande intervento per la riparazione delle reti, in buona parte finanziato da un mutuo della Bei. L’operazione da 640 milioni di euro prevede la sostituzione di circa 1.600 km di rete (un quarto del totale), e verrà effettuata appunto tramite una società mista con Aqp socio di maggioranza: è in corso una consultazione preliminare per l’individuazione del partner privato. E la scadenza, ora fissata al 30 aprile, verrà prorogata di un mese.

«Stiamo cercando di capire chi è interessato all’operazione – spiega Di Cagno Abbrescia – e abbiamo già ricevuto numerose richieste di informazioni. Viste le difficoltà del periodo, però, riteniamo opportuna una proroga. In questa fase non ci sono offerte economiche, ma soltanto una ricerca di mercato per capire quali sono le tecnologie disponibili». Sul punto, Aqp lancia un segnale anche all’imprenditoria pugliese. «L’operazione è stata divisa in sette ambiti territoriali, con soglie di partecipazione abbassate. Siamo certi che ne beneficeranno innanzitutto le imprese e i progettisti pugliesi, che si misureranno con tecnologie innovative: lo stato dell’arte del settore. In questo modo potranno crescere tutti». L’attività operativa, come detto, non si ferma: oltre i 1.000 dipendenti in smart working («È assolutamente escluso il ricorso alla cassa integrazione»), altri 800 restano impegnati sul campo per le attività non interrompibili di conduzione degli impianti e manutenzione, con un piano di sicurezza che prevede l’utilizzo di dispositivi di protezione quando non è possibile garantire il distanziamento. «L’attività dei cantieri riprenderà appena sarà possibile – dice Di Cagno Abbrescia -, magari con termini più lunghi per la partecipazione alle gare. Noi vogliamo farci trovare pronti per ricominciare quando scatterà la fase-due».

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