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Turismo Puglia, 126mln di debiti contratti prima dell’epidemia

Prima che il terremoto Covid-19 le travolgesse, l’ottimismo regnava tra le 26.045 imprese pugliesi del comparto turistico (22.118 nei servizi di risto

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Prima che il terremoto Covid-19 le travolgesse, l’ottimismo regnava tra le 26.045 imprese pugliesi del comparto turistico (22.118 nei servizi di ristorazione e 3.927 in quelli di alloggio). Secondo i dati contenuti nel Report «Turismo» della neonata collana di ricerche «Sismografo» dell’Ufficio Studi di Unioncamere Puglia, tanto era l’ottimismo che le imprese più strutturate hanno fatto grossi investimenti, indebitandosi per 126 milioni. Soldi che avrebbero dovuto mettere le ali ai loro affari e che, invece, ora sono zavorra.

«Il dossier – spiega Alfredo Prete, presidente di Unioncamere Puglia – analizza i dati annuali al 31 dicembre 2019 (gli ultimi disponibili) e li confronta con quelli del 2014 (assunto come anno di benchmark, parametro di riferimento, della crisi 2007-13)». L’analisi aggregata degli ultimi due bilanci depositati da 2.130 imprese dei settori «alloggio» (divisione ATECO I 55) e «attività dei servizi di ristorazione» (I 56) consente di rivelare negli ultimi due anni, cumulati, le seguenti dinamiche: crescita degli investimenti (+181 milioni) e della fiducia, come dimostra il ricorso ad un maggiore debito (+126 milioni).

«Se un imprenditore si indebita non è perché crede nella fugace apparizione di un turista – commenta Luigi Triggiani, segretario generale Unioncamere Puglia – Gli operatori avevano verificato e studiato le loro prospettive. Il settore andava molto bene. Il trend, infatti, dimostra un aumento di addetti (il 39,14% in più nel 2019 rispetto al 2014) e imprese (+15,84%). L’indebitamento che rileviamo non è indebitamento per il mantenimento ma per la crescita».
Quindi, paradossalmente, l’indice di indebitamento che, visto con gli occhi del 2019, era un dato positivo, ora si è trasformato in una esposizione finanziaria non sostenuta dal fatturato. Soluzioni? Triggiani, da «tecnico», alza le mani («La politica deve trovare le risposte»). Ma è possibile tratteggiare iniziative, quali, per esempio, l’accompagnamento per rinegoziare i mutui, per le imprese più strutturate.

C’è poi il fronte degli addetti. «Nel settore – si legge nel “Sismografo” – operano 110.804 addetti, 93.827 nella ristorazione e 16.977 nell’alloggio». E questo – aggiunge Triggiani – senza considerare alcune categorie che al turismo sono legate, come l’artigianato («Il souvenir, i manufatti in terracotta, a chi li venderanno ora?»). Dovendo muoversi su dati certi lo studio Unioncamere Puglia non «fotografa» per intero la filiera che è vastissima e va dal «food» ai «servizi alla persona», coinvolgendo anche una miriade di micro-imprese di supporto al Turismo in Puglia. Settori che, però, saranno indagati con altri studi del «Sismografo». «Quello che emerge in questa analisi – conclude Luigi Triggiani – è solo legato a società, come le Srl, che fanno un bilancio dal quale traiamo dati certi. Ma è la punta di un iceberg. Queste sono le aziende più strutturate ma, per esempio, le Snc non compaiono».

Leggendo il dossier emerge anche come, accanto alla citata «fiducia» degli imprenditori di Puglia, la loro spinta evolutiva fosse proiettatissima in un futuro «roseo», «duraturo». Un approccio «industriale» si evince dall’«aumento della spesa nei fattori durevoli di produzione, con +124 milioni in immobilizzazioni, di cui +87 in terreni e fabbricati (immobilizzazioni materiali), ma anche +26 milioni in licenze, marchi, ricerca e sviluppo (immobilizzazioni immateriali)». Sforzi che erano stato premiati con «migliori risultati di fatturato (+162 milioni di valore della produzione in due anni), di valore aggiunto (+56 milioni) e di redditività (risultato ante imposte +3 milioni)».
La prossima ricerca Unioncamere sarà diffusa giovedì 2 aprile e sarà dedicata al «food», cioè agricoltura e industria di trasformazione alimentare. Così come quella sul Turismo, sarà disponibile gratuitamente sul sito www.unioncamerepuglia.it.