C’è chi riconverte l’azienda nella produzione di mascherine, di camici o respiratori. Ci sono, poi, le attività trasferite di sana pianta online: uffi
C’è chi riconverte l’azienda nella produzione di mascherine, di camici o respiratori. Ci sono, poi, le attività trasferite di sana pianta online: uffici, scuole, servizi commerciali. Anche l’industria del sesso si adegua ai tempi e cerca di sopravvivere alla crisi. Le «sex worker» si trasformano in «sex smart worker»: case chiuse, è il caso di dire, e linee internet aperte e bollenti.
L’offerta di sesso trasloca dagli appartamenti alle piattaforme sul web. Da carnale diventa virtuale e, in qualche caso, il business resiste alle intemperie con le «cam girl» che proliferano più che in passato.
Alessia Nobile, 41 anni, non si lamenta: «Il momento è difficile per tutti e chi come me non può contare su un sussidio pubblico cerca di organizzarsi per quanto possibile. Per ora non mi lamento, guadagno a sufficienza per tirare avanti». Alessia è transessuale e per vivere fa la escort. Quando sono state varate le misure di «quarantena» ha dovuto smettere di ricevere i clienti nel suo appartamento. «Sto chiusa in casa da sola, tranne quando esco per pranzare dai miei. È giusto, solo così possiamo evitare il contagio e preservare la salute nostra e degli altri».
LA «RIVOLUZIONE» – Fiutata l’aria che tirava, con le immagini preoccupanti che rimbalzavano dalla Cina, ha capito prima di altri che l’emergenza era alle porte e ha deciso di adottare le contromisure anche sul lavoro. «Era ancora fine gennaio – ricorda – molto prima del primo caso italiano di Codogno, ma quanto accadeva a Wuhan era terrificante. Ho pensato che se il virus fosse arrivato sarebbe stata una catastrofe anche qui».
E allora ecco l’idea: Alessia riattiva l’account Skype, piattaforma Internet che permette i collegamenti video. Si dota di PayPal e di una card Postepay e il gioco è fatto. Quando l’emergenza dilaga, e vengono introdotte le misure di distanziamento sociale, è già pronta a offrire i nuovi «servizi». Non solo Skype, ma anche videochat su whatsapp, foto e video erotici confezionati in base alle richieste, da inviare sempre tramite smartphone. Pagamenti ovviamente «contactless», a distanza.
«Chi mi contatta per una prestazione – spiega Alessia – accredita il denaro sul mio conto Paypal oppure ricaricando la mia Postepay. Io verifico all’istante se la somma c’è e fornisco la prestazione richiesta».
La novella «smart worker», peraltro, si era preparata ai tempi duri anche dal punto di vista estetico. «Immaginando quello che sarebbe accaduto, sono andata per tempo dal chirurgo estetico per un ritocchino col botox.
Poi una bella seduta di epilazione laser, ho acquistato l’occorrente per la tintura dei capelli, la manicure e la pedicure. Così, ho pensato, sono perfetta per due mesi…». Preveggente.
PROMOZIONE E INCONVENIENTI – Ma i «fruitori», come fanno ad arrivare a lei? «I vecchi clienti, quelli affezionati, avevano il mio numero di cellulare e mi contattano così – dice – gli altri mi possono raggiungere tramite le apposite vetrine online che propagandano questo tipo di servizi, trovando il mio contatto Skype».
Clienti di ogni età ed estrazione sociale, come sempre, anche nel mondo del sesso virtuale. Ma in tempi di quarantena i contrattempi non mancano.
Costretti a stare in famiglia, magari con moglie e figli alle calcagna, gli spazi di privacy si riducono. E può scapparci il passo falso. «Proprio poco fa – se la ride Alessia Nobile – un cliente, un bancario, ha preso appuntamento per un collegamento video ma mi ha detto: “Tesoro, però io non parlerò e tu cerca di abbassare la voce…».
Insomma, magari c’è chi è costretto a barricarsi in bagno per concedersi qualche momento di trasgressione.
TARIFFE E BILANCIO – Prenotare una videochat con Alessia costa 50 euro. Il costo aumenta se i clienti vogliono che si tolga la mascherina (non chirurgica nella fattispecie) con cui si protegge il viso o richiedono prestazioni particolari. «Guadagno meno di prima, ma così ho anche meno spese – sottolinea – per lavoro giravo l’Italia e ogni volta dovevo mettere in conto le spese di vitto e alloggio e di trasferimento.
In più, spendevo una cifra cospicua anche per la promozione sui siti internet specializzati, che invece adesso mi hanno offerto la possibilità di avere uno spazio gratuito.
Non mi posso lamentare, anche se spero che questo incubo finisca al più presto perché tutti possiamo tornare alla normalità».
LA DENUNCIA – Alessia si ritiene fortunata. «Ho una casa mia dove stare, non ho problemi. Pensiamo però a chi si prostituiva per strada. Ai “viados”, alle straniere di Bari. Qualcuna è scappata, ma le altre? Io conosco delle ragazze che non hanno casa, che non sanno come fare a mangiare. Ne ho viste due che conoscevo, bellissime ragazze, ridotte ad aspettare vicino a un supermercato per ricevere un po’ di cibo. Una situazione umiliante, le ho aiutate io.
Ma quante ce ne sono in queste condizioni? Eppure nessuno muove un dito. Tutti ricevono un aiuto, tranne la nostra categoria. E questo mi fa indignare».
La vita di Alessia Nobile non è stata rose e fiori. Costretta in un corpo che non accettava, ha costruito un percorso, doloroso si sa, per cambiare identità. Ma non si è mai operata per cambiare sesso perché, sostiene, «ho capito presto che per me sarebbe stato l’unico modo per lavorare».
I transessuali sono molto richiesti sul mercato del sesso a pagamento. Eppure Alessia è laureata, è iscritta all’albo degli assistenti sociali. E non fa la «vita» per scelta o per i facili guadagni.
Si inalbera se le si fa questa obiezione. «Il fatto è che nessuno mi ha mai dato un’opportunità – protesta – nessuno ha mai voluto mettermi davvero alla prova. Ho bussato anche alle porte del Comune, ma niente».
Eppure in questa emergenza che ha travolto tutto, che ha fatto emergere nuove povertà, che fa soffrire più di prima pure le prostitute, Alessia potrebbe essere utile, molto. Anche lontana da una cam, lontana dagli sguardi di sconosciuti che la sbirciano attraverso il monitor di un computer.
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