La Puglia punta sui test rapidi: “Strada promettente”. Lopalco: “No ai tamponi a pioggia, sì a strategia selettiva” „

  Pierluigi Lopalco, docente ordinario di Igiene all'Università di Pisa e responsabile del coordinamento regionale emergenze epidemiologiche d

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Pierluigi Lopalco, docente ordinario di Igiene all’Università di Pisa e responsabile del coordinamento regionale emergenze epidemiologiche della Regione Puglia, non ha dubbi: “I tamponi a pioggia non vanno fatti”. E a Radio24 spiega il perché: “Senza una strategia selettiva il tampone, che rileva la presenza del virus in quel momento e non quello che succederà domani, ha pochissimo valore e anche poco valore diagnostico”.

A proposito della politica dei test faringei, per il professore serve quindi un criterio preciso, una strategia simile o uguale a quella adottata dalla Regione Puglia: “Se abbiamo un operatore sanitario che è stato in contatto con un positivo, va subito messo in isolamento e allontanato dal luogo di lavoro perché chiaramente è un soggetto a rischio. Se a questo operatore sanitario facessi il tampone subito, il tampone risulterebbe negativo perché la positivizzazione avviene dopo qualche giorno, ecco perché noi lo teniamo in sicurezza, aspettiamo qualche giorno e al settimo giorno facciamo il tampone, anche se è asintomatico”.

Nel corso dell’intervista rilasciata questa mattina a Radio24, l’epidemiologo pugliese si è soffermato sulla sperimentazione del programma di screening sierologico avviata all’IRCCS Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari per valutare la circolazione del virus Covid-19 anche su soggetti asintomatici. “Non solo è una strada promettente ma è da cominciare a seguire da subito. Noi siamo partiti in Puglia con alcune indagini di questo tipo. L’esame sierologico non sostituisce la ricerca del virus con un tampone ma cerca gli anticorpi nel sangue. Lo trova indirettamente”.

Sempre sui test rapidi, l’epidemiologo ha aggiunto: “Se trovo gli anticorpi vuol dire che questa persona è stata in contatto con il virus. Gli anticorpi cominciano a essere rilevabili tra 10 e 14 giorni dopo che c’è stata l’infezione. E’ molto importante saperlo perché, se io ho gli anticorpi molto probabilmente, almeno nei prossimi mesi, sarò immune a questa infezione e quindi, cosa importantissima per gli operatori sanitari, posso rientrare al lavoro senza pericolo né per me, né per i miei colleghi. Questa è una indagine abbastanza affidabile e lentamente deve prendere piede ed essere estesa un po’ su tutto il territorio nazionale”.

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