Eipli e i 67 mln di debiti: a rischio stipendi 150 lavoratori che gestiscono 8 dighe

Si riaccende la vertenza dei lavoratori dell’Eipli, l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpini

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Si riaccende la vertenza dei lavoratori dell’Eipli, l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia che rischiano di non percepire lo stipendio di febbraio e che vedono fortemente compromesso il proprio futuro professionale. Nei giorni scorsi, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa hanno dichiarato lo stato di agitazione e si dichiarano pronte ad attivare tutti gli strumenti consentiti per salvaguardare la dignità dei lavoratori. In Puglia, la vertenza coinvolge 150 lavoratori con contratto degli enti pubblici, di cui 80 a tempo indeterminato e 46 a tempo determinato, a cui si aggiungono 31 lavoratori a tempo indeterminato con contratto idraulico forestale.

L’Eipli gestisce otto dighe e alcune centinaia di chilometri di canali di adduzione con cui far fronte alle esigenze potabili delle popolazioni della Puglia, della Basilicata, dell’Irpinia e della Calabria settentrionale, al fabbisogno irriguo di vasti comprensori delle stesse regioni e di importanti agglomerati industriali come l’ex ILVA e la FCA. Per tutti i lavoratori è a rischio il salario di febbraio e dei mesi a venire, così come è a rischio il rinnovo dei contratti precari, il pagamento del salario accessorio, connesso alla mancata certificazione dei fondi da parte dei revisori, e altre remunerazioni e riconoscimenti per il lavoro prestato dagli addetti.

Tale situazione di crisi deriva da una situazione gravemente debitoria, circa 67 milioni di euro di ammanco, per la quale l’Ente si trova ormai nelle condizioni di non poter pagare nemmeno i suoi lavoratori né tanto meno di portare avanti le attività ordinarie dell’Ente. La situazione non è nuova: già al termine del 2017, i lavoratori in stato di agitazione richiesero l’intervento della prefettura che riuscì a sbloccare la vertenza nel febbraio del 2018. Ancora prima, nel 2011, l’allora governo Monti diede avvio al processo di liquidazione, portato avanti da diversi commissari liquidatori. Nel 2017, poi, la legge di bilancio definì la sostituzione dell’Eipli con una società per azioni, in house, da costituire entro giugno 2018.

A giugno 2019, il cosiddetto «Decreto Crescita» ha previsto alcune modifiche utili al completamento di questa sostituzione, aprendo la procedura di liquidazione propedeutica alla istituzione di una nuova società pubblica, costituita dallo Stato e dalle regioni Puglia, Basilicata e Campania, che detengono, nei rispettivi territorio, infrastrutture e risorse idriche. La nuova società, partecipata del MEF, il Ministero per l’Economia e le Finanze, avrebbe avuto come enti vigilanti il dipartimento delegato all’Autorità politica per le politiche di coesione e per il Mezzogiorno, il Ministero per le Politiche Agricole, Forestali e Turismo e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il MEF, in particolare, dovrebbe promuovere e portare a compimento la costituzione del nuovo soggetto giuridico che potrebbe far uscire l’ente dalla situazione debitoria in cui è affondato, compromettendo il completamento di importanti opere idrauliche. Di qui la richiesta delle organizzazioni sindacali di un tavolo di crisi per affrontare subito le criticità dell’Ente, a tutela dei lavoratori ma anche dei territori, dei cittadini e delle aziende delle regioni coinvolte.

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