Come non si fanno i matrimoni con i fichi secchi, così la valorizzazione dell’Oasi Lago Salso non si fa senza investimenti. È un
Come non si fanno i matrimoni con i fichi secchi, così la valorizzazione dell’Oasi Lago Salso non si fa senza investimenti. È una regola elementare che un affermato economista come il prof. Pasquale Pazienza, presidente del Parco del Gargano, dovrebbe ben conoscere. E invece il prof. Pazienza, nel vano tentativo di giustificare la liquidazione della società di gestione dell’Oasi e dell’immobilismo imperante all’Ente parco, non perde occasione per raccontare il presunto degrado dell’area, additando esempi che, come vedremo, si dimostrano un boomerang.
Iniziamo col dare al prof. Pazienza una notizia che evidentemente ancora gli sfugge: la società di gestione, con il 96% delle quote, è dal 2015 saldamente in mano all’Ente parco che in questi anni ha potuto fare, e ha fatto, ciò che ha voluto. Dal 2015 alla fine del 2017, sotto la gestione dell’avv. Pecorella prima come presidente del parco e poi come presidente dell’oasi, l’area è rimasta chiusa al pubblico e la società è stata portata sull’orlo del fallimento. A dicembre 2017, quando l’Ente parco era retto dal vicepresidente Claudio Costanzucci, il consiglio direttivo decise di revocare Pecorella dall’incarico per gravi inadempienze gestionali e di mettere alla guida della società Antonio Canu (carica assunta a titolo gratuito), con un indiscutibile curriculum nella gestione di aree protette occupandosi da decenni delle oasi WWF, a cui ha affidato il compito di risanare la società e porre le basi per il rilancio dell’oasi. Cosa che è stata puntualmente eseguita: in meno di due anni sono stati pagati oltre 700 mila euro di debiti e riscossi altrettanti crediti, riaperta l’area al pubblico, riprese le visite guidate per le scuole.
E veniamo ora alle accuse lanciate dal presidente del Parco.
Sostiene il prof. Pazienza che vi sono laboratori abbandonati e fabbricati privi di agibilità. Dimentica di dire che i laboratori e le strumentazioni sono di proprietà del Comune di Manfredonia e non sono mai stati nella disponibilità della Società. Dimentica anche che la sala convegni priva di agibilità è stata realizzata dall’Ente parco che evidentemente non ha portato a termine la procedura, mentre gli alloggi per turisti sono stati realizzati dallo stesso comune di Manfredonia che doveva rilasciare il certificato di agibilità.
Sostiene il prof. Pazienza che è sua intenzione rilanciare l’oasi, coinvolgendo i Carabinieri forestali. Dimentica di dire che i Carabinieri forestali sono già stabilmente presenti all’interno dell’oasi da una decina d’anni, con un comando stazione istituito grazie all’iniziativa del CSN e all’impegno di Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF. Dimentica anche che a marzo 2019 il consiglio d’amministrazione della società, sotto la guida di Canu, ha presentato all’ente parco un dettagliato programma di valorizzazione dell’oasi con ben 23 linee di azione, indicando come interventi prioritari la realizzazione di infrastrutture di visita, visto che l’oasi ne è ormai quasi del tutto priva, dopo che negli anni passati le strutture esistenti sono state distrutte da numerosi incendi dolosi.
Sostiene il prof. Pazienza che quando lui ha assunto la guida dell’Ente parco, l’oasi era già chiusa. Dimentica di dire che a giugno 2019 si è verificato un incidente che ha coinvolto un visitatore su una struttura di osservazione: la rottura di un gradino in legno di una scala che solo due anni prima era stata integralmente rifatta con un intervento eseguito dall’Ente parco. A ciò si è aggiunta la totale assenza di risposta da parte del parco al programma di valorizzazione proposto mesi prima. Ne è conseguita la necessità di chiudere nuovamente l’area al pubblico, notizia che è stata regolarmente comunicata all’Ente parco nel corso di un’assemblea dei soci.
Sostiene il prof. Pazienza che vi sono altre irregolarità gestionali, da lui non meglio precisate. Dimentica di dire che l’Ente parco né ha ancora risposto alla richiesta di accesso agli atti, ritualmente formulata dal CSN, né ha reso pubblici i documenti che dimostrerebbero queste fantomatiche irregolarità.
Come si vede, tutte le criticità dell’Oasi Lago Salso sono riconducibili all’Ente parco e alla sua manifesta incapacità di gestire un’area così importante. Si capisce, quindi, anche la scelta di liquidare la società e addebitare inesistenti colpe ad altri, piuttosto che mettersi in gioco e assumersi le responsabilità proprie di un ente che ha il 96% delle quote e che per statuto deve tutelare l’immenso patrimonio naturale conservato nell’oasi.
Foggia, 23/02/2020
Centro Studi Naturalistici ONLUS
COMMENTI