Puglia, boom di anziani che «fuggono» all’estero

Non fuggono solo i cervelli dal nostro Paese e dalla Puglia. Salutano anche i pensionati. L’Inps, infatti, paga e spedisce all’estero 388mila asse

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Non fuggono solo i cervelli dal nostro Paese e dalla Puglia. Salutano anche i pensionati. L’Inps, infatti, paga e spedisce all’estero 388mila assegni per un importo di un miliardo di euro. Per l’Istat i pensionati over60 in fuga sono 473mila sparsi per il mondo in 160 diverse destinazioni. Si tratta di piccole pensioni maturate da contributi versati in Italia da chi non è rimasto per molti anni (importi medi di 260 euro), di pensioni di reversibilità ma anche di pensioni che – approfittando degli accordi bilaterali stipulati – un numero sempre maggiore di connazionali richiede per mettersi al riparo dalle tasse.
Negli ultimi cinque anni sono raddoppiati, anche se nella generalità dei casi la doppia imposizione non vale per gli ex dipendenti pubblici. Nulla di illegale, sia chiaro. Se si risiede prevalentemente (183 giorni all’anno) in un altro Paese, visto che lì si usufruisce di servizi pubblici di cui non si gode più in Italia, la tasse vanno pagate oltreconfine. E spesso le imposte sono decisamente inferiori rispetto a quelle del Belpaese (non superano il 20 per cento). Quindi l’assegno arriva in banca al lordo dei contributi. Le destinazioni scelte sono diverse. La maggior parte (208mila909) resta in Europa (Francia e Germania su tutte). Al secondo posto con 86mila944 c’è l’America del Nord, seguita dall’Oceania con 44mila050 pensionati.

Si va via non solo per pagare meno tasse. La scelta è determinata anche da un clima più favorevole, da ritmi di vita più rilassanti o da un costo della vita inferiore. Fra carrello della spesa e bollette la vita in Italia è ormai una sfida quotidiana di sopravvivenza soprattutto per i pensionati di casa nostra.
Il Portogallo è in testa alla hit parade del buen ritiro perché per 10 anni non è prevista nessuna tassa. Destinazione scelta in 2.897 che ricevono ogni trenta giorni in media 2mila 719 euro. La cuccagna però potrebbe finire presto perché il governo di Lisbona vuole introdurre una tassazione fino al 10 per cento del reddito annuo (con un pagamento minimo di 7mila500 euro). Norma, non retroattiva, valida solo per i nuovi arrivati.

Gli over 65 italiani più ricchi nel 2019 li troviamo a Cipro: i 175 pensionati incassano in media 5mila481 euro al mese. Poi abbiamo gli Emirati Arabi (67 italiani con un assegno medio di 3mila066 euro mensili). Numeri alti anche a Malta (1.860 euro a testa), in Turchia (2mila392), un po’ meno in Irlanda (948 euro).
Ma quanti sono i pugliesi che lasciano tutto? Difficile scorporare i dati. Una prima idea arriva da quanti hanno trasferito la residenza all’estero, iscrivendosi al registro dell’Aire, passaggio obbligatorio se si vuole ricevere la pensione fuori dall’ Italia. L’Istat ci dice che nel 2018 (ultimi dati disponibili) 9mila083 uomini e 5mila131 donne, per un totale di 14mila214 pugliesi hanno detto addio. Certo, non sono tutti pensionati: Bari 3mila784, Lecce 3mila426, Foggia 2mila707, Brindisi 1.632, Taranto 1.525, Bat 1.140. Fenomeno in crescita: diciotto anni fa erano appena 6mila537.

Secondo una ricerca Swg i nostri over 65 studiano, navigano su internet e apprezzano la società globale. Insomma, hanno l’animo dei millennials, sembrano cioè ancora giovanissimi, attivi, molto lontani dagli stereotipi di una volta. Più della metà (il 54%) si sente del tutto a proprio agio nella società globale: il 79% dedica almeno un’ora della settimana a navigare in internet. Scelgono la Tv (la guarda frequentemente il 54%) e le attività di tipo religioso (solo il 15% dedica almeno un’ora della settimana). Sono informati(l’87%), hanno molti hobby e voglia di mettersi alla prova su cose nuove(78%). Il 38% di loro vorrebbe possedere sistemi di domotica controllabili da smartphone. Il 47% si interessa alle nuove mode e tendenze, ma in generale sono orgogliosi della loro autonomia. Bassa è però la fiducia per le banche e il loro servizi (58%).

Per loro il vero paradiso fiscale potrebbe essere proprio il nostro Mezzogiorno. Infatti i pensionati residenti all’estero da almeno 5 anni, possono scegliere di tornare e risiedere nei Comuni piccoli, con meno di 20mila abitanti, in Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia, per pagare una imposta sostitutiva e forfettaria con aliquota al 7 per cento. Per 5 anni, però. Cioè fino al 2024. Il provvedimento è stato approvato con la legge di bilancio del 2019. Un rimedio concreto per combattere la desertificazione dei borghi in termini di risorse umane. Unico problema (di non poco conto): nessuno ha redatto il decreto esplicativo che portasse avanti l’idea e individuasse la perimetrazione dei Comuni. Eppure l’idea potrebbe funzionare. In Puglia ci sono un clima mite e i ritmi lenti tipici dei piccoli paesi. Senza dimenticare le strutture sanitarie raggiungibili in tempi ragionevoli. Se aggiungiamo anche gli incentivi della defiscalizzazione, ci sono tutte le condizioni che inseguono i pensionati quando partono per l’estero. Invece, le contraddizioni del Belpaese hanno colpito ancora una volta.

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