Pioverà? Si spera che il grande freddo in arrivo porti anche un po’ di pioggia. Gli agricoltori di Capitanata sentono già il pericolo di una campagna
Pioverà? Si spera che il grande freddo in arrivo porti anche un po’ di pioggia. Gli agricoltori di Capitanata sentono già il pericolo di una campagna cerealicola totalmente fallimentare. L’annata agricola potrebbe essere completamente siccitosa. Gli invasi non possono essere d’aiuto. Stando ai numeri riportati dalla Gazzetta, la diga di Occhito, il più grande bacino idrico-irriguo della Puglia, misurava 109 milioni di metri cubi, ovvero una quarantina in più rispetto al limite stabilito per l’erogazione potabile con almeno un anno di anticipo, circa 60 milioni annui. Quando il livello continua ad approssimarsi verso i 100 milioni di metri cubi, scatta la tagliola per qualsiasi attività colturale presente nella più grande provincia agricola del Centro Sud.
Il grano di Capitanata è stato piantato da novembre fino a tutta la fine di dicembre, con le operazioni di semina. “Il grano è nato, ma sta già soffrendo la siccità. Sono già 50 giorni che non piove. Non vegeta. In questo momento per chi fa agricoltura tradizionale, la concimazione è anche un rischio perché se non piove il germoglio potrebbe bruciarsi. Servirebbe almeno un palmo d’acqua per risolvere in parte la situazione di sofferenza. Si può innaffiare con l’acqua dei pozzi, ma il costo delle barre piovane non vale la fatica. Qualcuno che è nei contratti di filiera sta lanciando dei cannoni d’acqua. Ma dobbiamo fare i conti: irrigare costa circa 6 euro a quintale. A quanto si dovrebbe vendere il grano per entrare nelle spese? I prezzi soliti sotto i 24 euro non possono giustificare tali impegni”, spiegano alcuni agricoltori .
Dal Consorzio per la Bonifica si dimostrano ottimisti: credono che ad aprile-maggio, il periodo in cui statisticamente in Capitanata piove di più, le cose miglioreranno. Un anno fa la diga di Occhito e le altre più piccole di San Giusto sul Celone, Capacciotti sull’Ofanto e di San Pietro sull’Osento (al confine con l’Irpinia) si riempirono in una notte, ma gli invasi erano già mezzi pieni. Una condizione molto lontana oggi.
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