Agricoltura, Puglia rischia 86 mln di fondi.

Per la prima volta da quando è stato introdotto il meccanismo del Psr, la Puglia rischia di perdere 86 milioni di fondi europei destinati all’agricolt

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CHI SI DIMETTE E CHI NO

Per la prima volta da quando è stato introdotto il meccanismo del Psr, la Puglia rischia di perdere 86 milioni di fondi europei destinati all’agricoltura. A rendere ufficiale un problema che aleggia da mesi è stata ieri l’Agea, Agenzia per le erogazioni in agricoltura guidata peraltro dal pugliese Gabriele Papa Pagliardini: 142 milioni in meno rispetto all’obiettivo di spesa fissato al 31 dicembre, di cui 86 sono – appunto – la quota comunitaria (il resto dei soldi proviene dal cofinanziamento regionale e nazionale) che potrebbe essere definanziata se Bruxelles non riconoscerà la causa di forza maggiore. Ovvero l’esistenza di provvedimenti giurisdizionali (le ordinanze di Tar e Consiglio di Stato) che hanno impedito i pagamenti sulle misure più importanti del Programma di sviluppo rurale.

Un tema che, ovviamente, è entrato a gamba tesa in campagna elettorale. «Emiliano dovrebbe solo arrossire per la vergogna visto che solo 24 ore prima tentava di dare lezioncine ed oggi viene pubblicamente smentito», attacca il parlamentare europeo Raffaele Fitto, probabile avversario del governatore per le Regionali. «Perdiamo una montagna di soldi per colpa di inefficienze, inadempienze e, come sostiene il suo ex assessore all’Agricoltura, gravi illegittimità nell’utilizzo dei fondi europei – prosegue l’esponente salentino di Fratelli d’Italia -: dopo le dimissioni di Di Gioia, Emiliano non ha trovato un solo consigliere regionale di maggioranza disposto a fare l’assessore, tanto è il disastro che ha prodotto». Gli attacchi arrivano anche dal campo amico:

«Nel 2016 avevo proposto l’istituzione di un ufficio unico per accelerare la spesa dei fondi comunitari, ma Emiliano disse di no», incalza Fabiano Amati (Pd) che parla di «sfacelo»: «La mia proposta non passò per il parere contrario della Giunta Emiliano. In moltissime altre Regioni fu costituito l’organismo strumentale per velocizzare la spesa, a cominciare dall’Emilia Romagna che sui fondi europei è la più virtuosa».

Va detto però che la Puglia, già con Di Gioia, aveva avviato le interlocuzioni con i servizi della Commissione Ue per il riconoscimento della «forza maggiore». Una possibilità, prevista dal regolamento, che consentirebbe di rimettere a budget gli 86 milioni per il 2020. Ma l’ok – che peraltro è probabile, visto che ci sono già stati altri casi simili – non arriverà prima della primavera. Molte delle misure più importanti del Psr (quelle di investimento, cioè i sussidi diretti agli agricoltori) sono bloccate per via dei ricorsi al Tar nati da bandi troppo complessi, soprattutto a causa della presenza di un parametro per la valutazione degli investimenti che si è trasformato in boomerang: l’assessorato all’Agricoltura ha dovuto rifare le istruttorie per verificare i dati dichiarati dagli agricoltori, ma ha rifatto i conti solo per le domande in posizione utile. Il risultato è che i tribunali amministrativi hanno ordinato di riesaminare alcune domande extra, portando gli uffici a bloccare i pagamenti. Nel frattempo, alcune decisioni dell’Autorità di gestione – denunciate in Consiglio regionale da Di Gioia – hanno modificato le regole dei bandi, riammettendo imprese che erano state escluse.

Insomma, un pasticcio. Emiliano in serata ha provato a metterci una pezza. «La rendicontazione dei fondi è chiara e trasparente – ha detto -. La situazione attuale della spesa del Psr Puglia al 31 dicembre è nota. Nonostante gli sforzi attuati negli ultimi mesi, non si è riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati per via dei numerosi contenzioni amministrativi che hanno di fatto costretto la Regione a congelare oltre 300 milioni di euro. Un rallentamento, come già abbiamo chiarito a Bruxelles e di cui siamo certi si terrà conto, che è stato prodotto da cause di forza maggiore e che, pertanto, ci consentirà di ottenere una deroga».

Ma intanto gli agricoltori attaccano. Coldiretti parla di «Errori regionali di programmazione e gestione» per «non aver voluto rifare le graduatorie sulla base di istruttorie svolte in maniera puntuale». E i grillini, con Antonella Laricchia, fanno notare che lo stesso è avvenuto per il Feamp: «Si rischia il disimpegno anche per i soldi destinati al settore ittico».

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