L’ARCIVESCOVO MOSCONE INTERVIENE SU ENERGAS

SONO preoccupato per la vicenda “Energas” che, dopo un periodo di latenza, quasi a sollecitare la positiva sentenza del Tar pubblicata il 19 dicembre,

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SONO preoccupato per la vicenda “Energas” che, dopo un periodo di latenza, quasi a sollecitare la positiva sentenza del Tar pubblicata il 19 dicembre, è tornata in questi giorni al centro dell’attenzione pubblica>. Ha introdotto così l’arcivescovo padre Franco Moscone nell’omelia di Natale, la questione deposito di Gpl della società Energas, sulla quale si arrovellano i fronti dei “pro” e dei “contro”, per esprimere il proprio pensiero.
E’ UNA ventina di anni che se ne discute in un asfissiante ping pong di accuse e giustificazioni, di comunicati incrociati, di richiami a prese di posizioni dei vari organismi istituzionali interessati, di manifestazioni popolari e così via dicendo in un intreccio sempre più fitto di opinioni e sentenze senza che tuttavia si sia riusciti a porre un punto fermo che faccia luce su un problema dalla valenza multipla. Ora, da ultimo in ordine di tempo in attesa delle controdeduzioni, l’intervento della massima autorità locale della Chiesa che pare essa stessa una chiosa all’intervento di Gianni Rotice, presidente di Confindustria Foggia.
RICHNIAMATI i riferimenti del Vangelo alla storia e alla geografia del mondo e al ruolo del popolo, padre Franco spiega che <le mie preoccupazioni e della Chiesa locale vanno in una doppia direzione>. La prima: <Mi chiedo se veramente si tratta di un’iniziativa imprenditoriale al servizio della popolazione della città Manfredonia e del suo magnifico territorio. Mi chiedo – ragiona – se sulla bilancia di un possibile sviluppo economico, valga la pena promettere posti di lavoro (tra l’altro difficile da computare) compromettendo l’equilibrio di un delicato ecosistema, già largamente provato, mettendo a rischio sia la salute di un’intera popolazione, sia il mantenimento di numerosi lavori esistenti e che stanno funzionando in altri settori, dall’agricoltura, alla pesca e al turismo. Un’industrializzazione sana, in grado di portare autentico sviluppo creando lavoro, non può porsi né in concorrenza, né in alternativa ai settori del primario e terziario mettendoli a rischio!>.
LA SECONDA preoccupazione è di tipo socio-politico. <Sono convinto – dichiara – che una decisione di tale portata non possa essere presa ignorando o addirittura andando contro il parere espresso dalla cittadinanza attraverso un referendum popolare che, nel novembre 2016, ha espresso il proprio no con una maggioranza schiacciante superiore al 90 %. Andrebbe almeno riproposta, con una nuova consultazione, la partecipazione pubblica, dopo aver evidenziato lo stato della questione alla luce delle nuove conoscenze scientifico-tecniche emerse nell’ultimo triennio. Credo sia opportuno, oltre che corretto, ascoltare la voce della società civile attraverso gli strumenti che questa ha per esprimersi in modo autorevole e responsabile> propone l’arcivescovo dopo aver ricordato che <siamo in un Paese democratico> e aver richiamato l’articolo 1 della Costituzione.
<PERTANTO invito – è il consiglio – tutte le parti interessate al progetto e la cittadinanza a riflettere sul rapporto costi-benefici, a conciliare il lavoro con la salute della popolazione, a custodire un patrimonio ambientale da trasmettere sano e non inquinato alle generazioni future. Condanno energicamente la logica di chi volendo approfittare di tale impianto, per tutelare interessi economici, antepone il profitto di parte al bene comune di una intera popolazione e del suo territorio. Diversamente, mi sembra che si vada per una deriva che non solo è contraria al Vangelo, ma anche alla Costituzione italiana>.
Michele Apollonio

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