La mafia garganica è stata la grande protagonista della giornata in Corte d’Assise a Foggia. Oltre all’udienza sulla strage di San Marco, si è tenuta
La mafia garganica è stata la grande protagonista della giornata in Corte d’Assise a Foggia. Oltre all’udienza sulla strage di San Marco, si è tenuta quella sull’omicidio di Giuseppe Silvestri detto “L’Apicanese”, uomo dei Li Bergolis-Miucci ucciso all’alba del 21 marzo 2017.
Alla sbarra Matteo Lombardi detto “A’ Carpnese”, 49enne di Manfredonia, presunto capo del clan Lombardi-Ricucci-La Torre, ritenuto dall’accusa organizzatore ed esecutore dell’uccisione di Silvestri. L’imputato era in videoconferenza da Voghera dove è detenuto ma i suoi legali confidano nel trasferimento e attendono il parere del DAP (Dipartimento amministrazione penitenziaria). L’altro imputato del procedimento è Antonio Zino, 39 anni, sempre di Manfredonia, accusato di favoreggiamento e attualmente ai domiciliari.
In udienza il pm della DDA, Cardinali, i difensori di Lombardi e Zino e le parti civili. Chiesta la trascrizione delle intercettazioni telefoniche e ambientali, per questo è stato nominato un perito. Circa trenta i testi, tutti appartenenti alle forze dell’ordine: ruolo determinante lo avranno i RIS dei carabinieri.
Proprio la ricerca di prove sarà al centro del procedimento. Tutto ruota attorno alla tracce di Dna ritrovate sulle cartucce presenti nel luogo del delitto. Stando alla consulenza fornita dal pm ci sarebbe un parziale riscontro con il Dna di Lombardi.
Ma per la difesa si tratta di “verifiche monche in quanto mancano gli elettroferogrammi”, in buona sostanza si conosce l’esito delle analisi ma non la procedura utilizzata. “Il nostro assistito è estraneo ai fatti”, la convinzione degli avvocati di “A’ Carpnese”.
L’altro punto fondamentale del processo riguarda la Toyota Rav4 che sarebbe stata utilizzata da chi ha ucciso Silvestri. L’auto fu ritrovata a Cagnano Varano soltanto il giorno dopo l’omicidio. Forse ancora fumante. Una vicenda tutta da chiarire in quanto sarebbe piuttosto anomalo che i killer abbiano percorso così tanti chilometri da Monte a Cagnano per disfarsi del mezzo rischiando seriamente di incappare in un posto di blocco. Anche il colore del veicolo non è mai stato individuato. Il processo continua serrato e potrebbe chiudersi nella primavera 2020.
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