SARA' ancora il prefetto Vittorio Piscitelli a reggere il gravoso compito di gestire le sorti del Comune di Manfredonia per i prossimi diciotto mesi d
SARA’ ancora il prefetto Vittorio Piscitelli a reggere il gravoso compito di gestire le sorti del Comune di Manfredonia per i prossimi diciotto mesi di commissariamento straordinario stabiliti dal decreto di scioglimento per mafia. Sarà una prosecuzione del lavoro già avviato nel giugno scorso allorquando Vittorio Piscitelli venne nominato dal Prefetto di Foggia commissario al Comune rimasto senza guida amministrativa per effetto delle dimissioni del sindaco Angelo Riccardi messo in minoranza dal consiglio comunale. Con Piscitelli faranno parte della commissione di gestione straordinaria del Comune nominata dal Ministro dell’interno, la vice prefetto Francesca Maria Crea, anche lei già in attività al Comune, e il dirigente di seconda fascia Alfonso Soloperto. Saranno loro che dovranno mettere in ordine nel marasma delle situazioni che hanno messo sottosopra il Comune e la città e dunque traghettare Manfredonia, opportunamente purificata e restituita alla legalità, verso le elezioni del 2021.
UN COMPITO, quello del triunvirato di gestione straordinaria, non facile data la situazione complessiva di degrado amministrativo e morale nel quale è precipitata la città come descritta dalle pagine della relazione che accompagna il decreto di scioglimento, dalla quale si evincono ben definite colpe e responsabilità sulle quali gli inquirenti si dovranno pronunciare.
LE MOTIVAZIONI elencate nella relazione prefettizia sulla base del lavoro svolto dalla Commissione di accesso agli atti intervenuta nel gennaio scorso e che ha lavorato su quintali di faldoni prelevati in Comune, sono tanto chiare quanto puntuali. E’ emerso <un intricato intreccio di relazioni familiari, frequentazioni e convergenze di interessi legano esponenti della compagine di governo e dell’apparato burocratico del Comune di Manfredonia a soggetti apicali dei sodalizi egemoni>. Quelle che fin qui erano ombre sulle quali gravava una fitta nebbia artatamente provocata, cominciano a connotarsi nella loro consistenza reale. Le supposizioni vanno tramutandosi in riscontri certi. Situazioni fino a ieri incomprensibili hanno riscontri esplicativi. Si sciolgono gli interrogativi che in qualche modo erano sorti a fronte di concessioni, appalti, presenze inspiegabili in società e aziende, ripetute proroghe di atti non consentite per legge. Emblematico è il caso, evidenziano i commissari ispettori e il l Prefetto Grassi, della società dei tributi: l’appalto scaduto nel 2016 è stato ripetutamente prorogato nonostante l’amministrazione comunale fosse stata diffidata dall’Anac ad espletare la procedura di affidamento annotando come <tra gli organi direttivi e i dipendenti della società affidataria figuravano soggetti vicini, per rapporti familiari o di frequentazione, a figure di spicco dei sodalizi criminali>.
NON SONO che alcuni esempi del mondo artificiosamente creato all’ombra di Palazzo San Domenico che attestano <la presenza e l’estensione dell’influenza criminale> nel Comune di Manfredonia la cui responsabilità si fa risalire all’establishment politico e burocratico del governo insediato a Palazzo San Domenico nel 2015 a seguito delle combattute e contestate “primarie” (oltre 12mila votanti) di alcuni mesi prima ritenute l’origine dei mali di Manfredonia.
Michele Apollonio
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