26 SETTEMBRE 1976: LO SCOPPIO NELLO STABILMENTO ANIC

Il 26 settembre del 1976, quando nello stabilimento Anic scoppiò la colonna di lavaggio dell’impianto di sintesi dell’ammoniaca. L’evento interessò

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Il 26 settembre del 1976, quando nello stabilimento Anic scoppiò la colonna di lavaggio dell’impianto di sintesi dell’ammoniaca.

L’evento interessò i lavoratori turnisti normalmente in servizio in quel giorno festivo. In città il clima era sereno, non tutti avvertirono quel terribile scoppio tra il caldo settembrino che scaldava la città, con un respiro ancora piacevole prima dell’accaduto. La gente era tutta riversata in strada per la passeggiata sul corso principale, altri spensierati uscivano dalle chiese appena terminate le funzioni religiose come tutte le domeniche: nessuno avrebbe mai immaginato cosa stesse in realtà avvenendo in quel petrolchimico a pochi chilometri dal centro abitato.

Il paese navigava in un benessere di vita apparentemente tranquilla, tutto fino alla mattina del 26, quando improvvisamente un fortissimo boato cupo e pauroso paralizzò la città.

Racconta un ex lavoratore: “La cupola della colonna dell’arsenico attraversò tutto lo stabilimento, alcuni minuti dopo tutti mirarono nel cielo una nuvola dai colori indefiniti allargarsi sul paese, addirittura oscurando le abitazioni del vicinato. Ma la cosa più terribile fu quando iniziò a cadere dal cielo una sorta di fanghiglia giallastra, simile ad una sottile polvere che conteneva dosi di anidride arseniosa”.

Qualche giorno dopo, un assessore alla Sanità rispondendo ad un’intervista della Gazzetta disse: “Ci possiamo liberare da questo arsenico con l’acqua, innaffiando tutta la zona, semmai a pensarci ci vorrebbe un bell’alluvione come quella di quattro anni fa che lavi, che irrori la quantità dell’arsenico tanto da portarlo via“.

Il 2 ottobre iniziò la bonifica con irrorazione tra l’altro dei terreni, ma servì a ben poco. Neanche un anno dopo a tanti lavoratori gli furono diagnosticato problemi della funzionalità epatica. In quei giorni risentii quella frase: ‘noi siamo ancora esseri umani, abbiamo un cuore che soffre dopo il baratto con affaristi e preti del centro abitato.’

di Claudio Castriotta

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