iIl patto civico per l’Umbria lanciato da Luigi Di Maio «è una buona mediazione». Ma, dice Michele Emiliano, va bene a Perugia e non a Bari dove le pr
iIl patto civico per l’Umbria lanciato da Luigi Di Maio «è una buona mediazione». Ma, dice Michele Emiliano, va bene a Perugia e non a Bari dove le primarie per il candidato governatore del centrosinistra non si faranno più: «Restano una delle ipotesi, ma man mano che i giorni passano perdono consistenza». E dunque, il governatore uscente è già ai blocchi di partenza per la candidatura nel 2020: «Io – ha detto ieri Emiliano – sono il presidente della Regione e mi faccio da parte solo se i cittadini non mi rieleggeranno».
Un messaggio, quello che Emiliano ha lanciato dalla Fiera del Levante, rivolto ai cespugli della coalizione di centrosinistra, quelli che ormai – fatto il governo sulla base del nuovo accordo M5S-Pd – appaiono sempre più isolati. Dunque – risponde Emiliano a chi gli chiede se esiste l’ipotesi di un suo passo di lato per favorire anche in Puglia un’intesa giallorossa – «Non esiste proprio. A farmi fuori ci hanno provato prima quelli del Pd, figurati se ci possono riuscire i Cinque Stelle. Non credo che nelle segrete stanze qualcuno abbia questa idea, ma nel caso si va alle elezioni e si vede».
Emiliano si sente evidentemente rafforzato da quanto accaduto a Roma. «In Umbria – ragiona – bisogna ricostruire dalle macerie e dunque l’accordo va bene, ma la Puglia è la regione che è più cresciuta negli ultimi 15 anni e quindi direi di no». L’inclusione del Movimento 5 Stelle, secondo Emiliano che definisce i grillini «una grande e organizzata lista civica né di destra né di sinistra che può essere aiutata dal Pd a fare scelte più nitide», «è un modello molto pugliese, nato nel 2004 con le elezioni di Bari. Il Pd in Puglia ha sempre un po’ sofferto questa componente civica che io spesso mettevo al centro della questione politica». Insomma, sembra dire il governatore, le primarie vanno accantonate per discutere di programma: «Dobbiamo decidere cosa fare e come farlo al meglio, anche ragionando con il Movimento 5 Stelle: non potrei dire il contrario, proprio io che stavo per essere espulso dal Pd per aver lanciato una ipotesi di accordo. Poi dopodiché non funziona che uno è troppo ingombrante e viene fatto fuori perché questo vogliono le lobby del carbone, del gas e dei rifiuti. Se mi vogliono fare fuori, andiamo alle elezioni e vediamo».
Emiliano ieri ha lanciato ieri l’iniziativa per predisporre il Piano strategico 2020-2030 della Regione. Otto tavoli tematici su bilancio sociale e di genere, legge sulla bellezza, cultura e turismo, infrastrutture, welfare, politiche giovanili, sostenibilità ambientale e salute predisporranno le linee guida che saranno discusse negli incontri previsti a ottobre in tutte le province e poi rielaborati dalla cabina di regia istituita dalla Regione. «Ci piacerebbe – ha detto Emiliano – che il Piano fosse condiviso anche con l’opposizione, perché ci sono cose su cui potremmo essere tutti d’accordo come il turismo e la depurazione delle acque. Quando concerti e applichi la democrazia, eviti le liti e lavori meglio e più in fretta».
Si tratta di riproporre su scala pugliese quanto già fatto quando era sindaco: non a caso ieri si è rivisto Roberto Lorusso, il «motivatore» con cui Emiliano all’epoca del Comune di Bari organizzava pittoreschi «ritiri spirituali» con gli assessori. «Bari ha avuto il primo piano strategico della Puglia, io e il sindaco Antonio Decaro non abbiamo fatto altro che applicarlo portando Bari a passare da Scippolandia a una grande città europea. Ora dobbiamo fare la stessa cosa nel resto della Puglia». Emiliano ha lanciato un ramoscello d’ulivo anche al governo, dopo anni di polemiche feroci su Ilva, ambiente e Tap. «Vorremmo evitare conflitti. Una Regione di 4 milioni e 200mila persone non può fare un programma senza concordarlo con il governo nazionale».
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