S. GIOVANNI ROTONDO, MANCANO MEDICI, UN MESE DI ATTESA PER IL REFERTO TAC

Ferie, malattie, congedi familiari e trasferimenti in altre strutture. Tutti concentrati alla fine di giugno e arrivati da sei medici in ser­vizio nel

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Ferie, malattie, congedi familiari e trasferimenti in altre strutture. Tutti concentrati alla fine di giugno e arrivati da sei medici in ser­vizio nella Radiologia dell’ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo. Sei sui 25 medici assegnati al reparto: ec­co perché i tempi di consegna dei referti delle Tac eseguite nel po­liambulatorio si sono allungati. Anche al di là di un mese. Un’eter­nità per i pazienti con una malat­tia grave da scongiurare o accerta­re che hanno segnalato il caso a Repubblica. «Sì, è una grave critici­tà, che però si è determinata da un giorno all’altro», commenta Gabriella De Vincentis, 56 anni, da una ventina in servizio nelle corsie dell’ospedale voluto da san Pio e oggi a capo della direzione medica. «Questa non è una strut­tura pubblica e i tempi per poter chiedere un trasferimento, per esempio, sono più brevi. Basta una comunicazione entro 30 gior­ni, ma può accadere che il medico scelga di godere delle ferie resi­due o chieda un congedo familia­re, trattandosi di giovani professionisti». Da qui il collo di botti­glia. Inevitabile, secondo l’ospeda­le. Perché se il numero dei medici scende di colpo, quello degli esa­mi da fare resta sempre lo stesso. E rimpiazzare un medico non è co­sa semplice, di questi tempi. «Un fenomeno che interessa nu­merose realtà sanitarie, per cui di­venta sempre più difficile trovare radiologi, ginecologi o anestesi­sti», annota la dottoressa. A tutto questo, poi, si sono aggiunti i problemi ereditati dal Molise. Da termoli, in particolare: «Lì hanno chiuso il punto nascita e anche le sale operatorie dell’Ortopedia». Con gli ospedali di Foggia e San Giovanni Rotondo che hanno teso la mano in quella direzione. Di più. De Vincentis prosegue: «Qual­che giorno fa il pronto soccorso di San Severo ha avuto problemi e noi ci siamo fatti carico di parte dei loro pazienti, in una logica di aiuto reciproco». Altre Tac e altri referti, dunque. La buona notizia c’è. Anzi, le buone notizie sono due. La prima è che il peggio sem­bra passato: «Abbiamo refertato gli esami eseguiti il 9 e 10 luglio, quindi siamo in grado di smaltire il lavoro arretrato anche prima del 10 agosto». Ovvero del giorno indicato in una nota di Casa sollie­vo della sofferenza come la fine delle criticità. «Ma siccome l’im­ponderabile può sempre accade­re, allora restiamo larghi e mante­niamo il 10 agosto», rimarca la dot­toressa. La seconda buona noti­zia: «Tutto il personale della Ra­diologia sta lavorando a oltranza, ben oltre l’orario di servizio. E l’o­spedale non ha mai ridotto le pre­stazioni». De Vincentis racconta di colleghi che hanno rinunciato a qualche giorno di ferie, di chi fa il doppio turno oppure di altri spe­cialisti che hanno fatto slittare partenze e rientri dalle vacanze. «Tutto questo ha significato in­castrare turni di notte e riposi, in base alle disponibilità e alle urgenze». A un prezzo, però. Perché i tempi di attesa per effettuare una tac sono passati da una media di 15 giorni lavorativi – «anche me­no, a parte le urgenze» – a poco meno di un mese. «Gli ultimi ap­puntamenti sono per il 25-26 ago­sto». Il tempo di rifiatare.

Cenzio Di Zanni

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