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Foggia, clima pazzo: agricoltori «costretti» ad assicurarsi

Devastazioni in campagna come quelle di quest’anno «mai viste». Eppure al Condifesa dovrebbero essere abituati a maneggiare disastri naturali e calami

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Devastazioni in campagna come quelle di quest’anno «mai viste». Eppure al Condifesa dovrebbero essere abituati a maneggiare disastri naturali e calamità, dopotutto è il loro mestiere. Ma la provincia tra le più agricole d’Italia che in passato ha fatto i conti con la siccità e le fitopatie delle orticole (pomodoro soprattutto), al massimo qualche alluvione nel periodo inverno/primavera, sicuramente le grandinate ma comunque sporadiche, si trova adesso in balìa di un quadro meteorologico profondamente mutato e peraltro poco uniforme sui 500mila ettari della campagna foggiana. Siamo in una provincia-regione in cui una bomba d’acqua per ben due volte fa strage di orticole e pomodori fra Candela e Ascoli mentre a venti chilometri di distanza splende il sole. Oppure una tromba d’aria scorrazza fra San Nicandro, San Severo fino alle propaggini di Lucera ma a Foggia quasi nessuno se ne accorge. L’estensione territoriale impedisce oggi agli agricoltori di fare squadra sul fronte della prevenzione (riducendo i costi) perchè la diversità della nostra produzione agricola unita alle grandi distanze tra un comune e l’altro modificano la valutazione delle compagnie.

«Le tipologie agricole da proteggere sono diverse – dice Franco Schiavone, presidente del Consorzio di difesa in Capitanata – dieci ettari di pomodoro sotto copertura a Bovino, faccio un esempio, potrebbero rientrare nello stesso contratto assicurativo di un frutteto a Deliceto. Ma se la base assicurativa non è uniforme e l’agricoltore confinante decide di non assicurarsi, il rischio non solo non si diluisce ma in questo modo non si diluiscono nemmeno i costi per le imprese. Va detto che gli agricoltori non hanno tutti i torti a diffidare del sistema dei risarcimenti – aggiunge Schiavone – tuttavia sotto i colpi di maglio del maltempo molti sono stati costretti quest’anno a fare il grande passo e altri ne sono sicuro lo faranno. Noi auspichiamo soltanto che questo ravvedimento sia solo un po’ più ragionato e non avvenga solo sulla spinta dell’emergenza».
Dove sta andando il clima? La risposta è nell’atteggiamento di quel 15-20% di agricoltori che quest’anno, obtorto collo, hanno vinto la resistenza alle polizze «che fanno salire i costi aziendali», decidendo di proteggersi con un piano di rischi. I numeri sono ancora bassi, ma in crescita. Vediamo: nella campagna agricola 2019 il valore assicurato in provincia di Foggia è di 159 milioni, solo un anno fa era fermo a 110 milioni. L’impennata c’è stata, teniamo conto che si assicurano solo produzioni orticole e pomodoro e dunque non la totalità del raccolto in Capitanata escludendo perciò i circa 200mila ettari coltivati a grano duro. «Ma siamo ancora piuttosto bassi – rilevano al Condifesa – ovvero nell’ordine del 10% di imprese agricole foggiane assicurate».

«Noi ce la stiamo mettendo tutta per invogliare gli agricoltori a sottoscrivere una copertura assicurativa – puntualizza Schiavone – vorrei solo ricordare che il consorzio anticipa sistematicamente il 50% del costo della polizza e su quella somma non chiediamo nemmeno gli interessi. Lo facciamo perchè vogliamo invogliare gli agricoltori a fidarsi di più del sistema anche se la diffidenza che c’è in giro è tanta ed a giusta ragione». Schiavone punta il dito, in particolare, sui «ritardi a volte fino a tre anni nel versamento del contributo comunitario alle imprese sul costo della polizza (pagata al 50% dall’azienda e dal consorzio di difesa: ndr) a causa del nostro sistema burocratico alquanto farraginoso. Oltretutto – aggiunge – il rapporto fra sinistro incassato e premio pagato alle imprese da qualche anno annata risulta sfavorevole in Capitanata per le compagnie, così da quando il clima è peggiorato molti gruppi si sono fatti un paio di conti e da noi non vengono più perchè a loro volta disincentivati a farlo dai cosiddetti “riassicuratori”, parliamo di 5-6 gruppi a livello mondiale, la vera cassaforte delle compagnie assicurative che assorbono tutti i rischi ma che determinano alla fine il mercato».