Gli ospedali pugliesi spendono in media 129 euro per un dispositivo per l’angiografia cardiaca che nel resto d’Italia viene venduto mediamente a 69. E
Gli ospedali pugliesi spendono in media 129 euro per un dispositivo per l’angiografia cardiaca che nel resto d’Italia viene venduto mediamente a 69. E 156 euro per una guida vascolare periferica il cui prezzo d’acquisto medio è pari a meno della metà, 75 euro. Un salasso che per le sole protesi cardiologiche costa alla Regione 7 milioni di euro in più ogni anno. Ma ora si prova a correre ai ripari, con una delibera di giunta che (dopo il piano analogo per le protesi ortopediche) prova a dettare misure di razionalizzazione.
Quei 7 milioni sono una goccia nel mare, certo, del buco nero delle protesi. Nel 2018 il tetto di spesa era pari a 329 milioni, e ne sono stati erogati 470. Una differenza di 141 milioni di euro, l’equivalente di due medi ospedali, che finisce nelle tasche dei produttori. E la colpa di chi è? «Gli elevati scostamenti rispetto alla media nazionale – è detto in delibera – risultano verosimilmente riconducibile sia ai ritardi registrati sulla definizione delle procedure centralizzate di appalto sui dispositivi medici da parte del soggetto aggregatore regionale che dal mancato recepimento delle direttive regionali in materia di contenimento della spesa». La responsabilità è dunque delle Asl, ma anche e soprattutto di InnovaPuglia che non ha portato a termine le gare per l’acquisto delle protesi. Alcune però, va detto, sono state effettuate proprio dalle stesse Asl ed hanno portato all’aggiornamento dei listini.
A fronte però di differenze di prezzo così macroscopiche rispetto a ciò che si spende nelle altre regioni, la Puglia ha deciso che bisogna agire immediatamente. E gli strumenti sono due: la rinegoziazione dei prezzi di acquisto con le ditte fornitrici, e l’adesione «con urgenza» alle convenzioni Consip o a quelle centralizzate già disponibili. La stessa InnovaPuglia potrà ricorrere alle gare centralizzate già effettuate da altre centrali regionali. In caso non sia possibile, le singole Asl dovranno lanciare nuove gare per tutti i contratti scaduti e in proroga.
I dati elaborati dall’assessorato alla Salute mostrano situazioni assolutamente ingiustificabili. Rispetto ai prezzi medi determinati dall’archivio ministeriale, la Puglia spende 4 milioni l’anno in più per cateteri venosi e cannule, un milione in più per guide coronariche e guide vascolari periferiche, 900mila euro in più per i dispositivi per l’elettrostimolazione, 820mila euro per valvole, dilatatori e sensori. Un catetere venoso periferico ha un prezzo medio di 98 centesimi: gli ospedali pugliesi lo pagano un euro e 28 centesimi (il 30% in più). Un catetere venoso centrale andrebbe pagato 49 euro, mentre viene comprato a 70 (41% in più). Tutti soldi che finiscono nelle casse dei fornitori e vengono sottratti ad assunzioni e assistenza sul territorio
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