Altro che tra le più pet friendly! La storia è sempre la stessa: si fa una legge e si sventola come innovativa, poi non si applica per inerzia d
Altro che tra le più pet friendly! La storia è sempre la stessa: si fa una legge e si sventola come innovativa, poi non si applica per inerzia di chi le norme dovrebbe applicarle. Il problema è l’accesso degli animali sulle spiagge: la Regione Puglia, a dicembre scorso, si era fregiata di un titolo, con la legge 56, di prima regione pet friendly regolamentando l’accesso in spiaggia degli animali da compagnia. Una norma che andava a favore anche degli operatori turistici considerando l’elevato livello di affezione nei confronti degli amici a quattro zampe.
I Comuni avrebbero dovuto individuare entro il 30 marzo non le spiagge libere dove accedere con animali da compagnia, ma quelle interdette (con motivazione) introducendo quindi il concetto che è possibile accedere rispettando l’igiene dei luoghi e la sicurezza di uomini e animali. Onere degli operatori balneari, invece, era quello di comunicare ai Comuni competenti le eventuali misure limitative all’accesso e alla permanenza degli animali in spiaggia.
Il problema è che nessun Comune e nessun operatore turistico ha rispettato il termine del 30 marzo. Risultato: l’ordinanza balneare emessa aveva dimenticato questo aspetto della nuova legge ma visto quanto accaduto la Regione è corsa ai ripari. In che modo? Peggiorando quella norma ritenuta unica in tutta Italia. «Ieri – informa l’Enpa con un duro comunicato -, la II Commissione ha approvato a maggioranza le modifiche con le quali si torna al Medioevo del divieto totale dell’accesso degli animali in spiaggia e della creazione delle “riserve indiane” nelle quali è possibile accedere con i pet “portandoli in braccio” fino all’ombrellone. Incredibile!».
Il problema, come si legge nella relazione di modifica alla norma, è un altro: la norma è proprio il mancato raccordo con l’ordinanza balneare e la direttiva nazionale. Ma non è tutto. A creare problemi ci sarebbero alcuni problemi applicativi: ad esempio non è speficiato «Come debba avvenire il rilascio di autorizzazione, né sono previsti controlli o limitazioni in caso di accesso degli animali in acqua. Non vi è neppure un cenno al Regolamento di stabilimento o alle prescrizioni previste dai Comuni e dalle Asl a tutela della sicurezza e incolumità pubblica. Risulta, allo stato – si legge nell’atto della II commissione -, che nessun concessionario in Puglia abbia avanzato tale richiesta ai Comuni, non solo perché la vigenza di questa legge sembra essere totalmente ignorata, ma anche per l’onerosità degli adempimenti richiesti».
ENTRANO ANIMALI DI PICCOLA TAGLIA, IN BRACCIO –
Per ora, dunque, accesso consentito solo ai cani di piccola taglia che potranno sostare «sotto uno o più ombrelloni posti in zone retrostanti ovvero in posizione tale da non arrecare disturbo agli altri utenti. Gli animali dovranno esser portati in braccio o in trasportino fino all’ombrellone assegnato e dovranno essere sempre mantenuti al guinzaglio».
L’Ordinanza Balneare 2019 – che da 10 anni è punto di riferimento per il settore e peraltro è in raccordo con la direttiva nazionale – nella parte che riguarda gli animali, era priva di ogni efficacia giuridica proprio perché nessun Comune e nessun operatore balneare aveva rispettato i termini della Legge Regionale 56, cioè marzo.
«Quando alla fine della stagione 2019 il saldo delle presenze in Puglia sarà negativo rispetto allo scorso anno – dichiara Carla Rocchi, presidente nazionale di Enpa Onlus – nessuno si lamenti. Perché il problema non riguarda solo la presenza degli animali in spiaggia, ma la capacità e il coraggio di un territorio (Regione, Comuni, operatori economici) di sfruttare una opportunità, di avere una visione chiara del futuro e di programmare lo sviluppo aprendosi alle occasioni, non chiudendosi al nuovo e alle richieste di una parte di utenza sempre più importante».
fonte:Gazzetta del mezzogiorno
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